Published on Giugno 9th, 2015 | by Antonio Tortolano
0Scateniamoci: Megamusic intervista Danilo Di Florio
Scateniamoci è il titolo del debut album di Danilo Di Florio. L’artista abruzzese dopo l’incontro con Music Force, etichetta indipendente ha dato vita a questo progetto discografico, un contenitore di dieci brani scritti nel corso della vita. La passione per la musica e per la chitarra hanno portato Danilo Di Florio a una lunga gavetta fatta di sperimentazioni artistiche, festival senza dimenticare una laurea in Lettere e Filosofia e tanti lavori che si fanno per poter guardare avanti. Vi proponiamo l’intervista all’artista, nato a Roma ma che vive da sempre a Paglieta, un piccolo centro della provincia di Chieti.
Danilo, come nasce Scateniamoci e quanto c’è di autobiografico in questo album?
Scateniamoci nasce come momento d’arrivo alla musica che ho intenzione di condividere insieme al pubblico, come maturità artistica sotto diversi punti di vista. Di autobiografico c’è davvero tanto. E’ il raccontarsi a se stesso e agli altri che denota l’empatia col pubblico. Nella musica c’è un senso solo se si ha il coraggio di mettersi a nudo e coi versi provare a dire ciò che si è, che si vive, che si osserva, è lì che il pubblico rimane catturato.
Una lunga gavetta, mossa dalla grande passione per la musica e adesso questo primo lavoro. Quali sono state le tue influenze artistiche?
Una lunga gavetta che spero non possa mai terminare. “Gli esami non finiscono mai” diceva Eduardo, io penso che la vita stessa sia una gavetta, una continua ed irrefrenabile gavetta. Sono nato con De Gregori, Dalla, Carboni, Morandi, Venditti, e ho sempre però alzato l’orecchio verso De Andrè e Guccini. I loro racconti, i loro testi senza un filo di banalità, di faciloneria, storie da manuali di letteratura. L’unica cosa che mi fa fare ironia,ma non troppa, è questo grande mistero dove i binomi di ogni estrazione sociale, dall’arte allo sport, alla magistratura, alla famiglia hanno sempre avuto un fascino tale da insegnare sempre qualcosa, da vincere sul mondo. Falcone-Borsellino, Vianello-Mondaini, Maradona-Pelè ecc così loro De Andrè-Guccini.
Quel tuo amico che ti ha insegnato a suonare la chitarra lo senti ancora?
Altroché se lo sento! Siamo nati solo con un anno di distanza, abitava di fronte casa mia. Poi si è sposato, ma non si è allontanato tanto. Siamo cresciuti insieme, tra scuola, parrocchia e gruppo di amici. E scherzando mi diceva sempre “ricordati che se un giorno diventi famoso lo devi a me!!!” Magari il successo, da grandi numeri, non è ancora arrivato, ma spero di essere sulla buona strada, intanto il suo momento è arrivato!
A quale pezzo di Scateniamoci ti senti particolarmente legato e perchè?
A livello di sonorità mi sento molto vicino a “Se ti va” leggero e divertente, molto acustico. Due pezzi a me cari sono invece “Così lontano” e “I vestiti di Marlene”. Il primo molto autobiografico, il secondo una fotografia di città e, tavolta, di noi stessi.
Quanto è stato importante per te il supporto di una etichetta indipendente?
Questa è la domanda che ogni artista desidera gli si facesse. Primo fra tutti perché vuol dire che c’è una concretezza alla base, qualcuno ti ha ascoltato e decide di pubblicarti e promuoverti. Non è forse il sogno di ciascuno di noi in questo campo?
Andando sull’aspetto tecnico invece c’è tutto l’entourage di cui un’etichetta dispone, dalla promozione sui giornali e sulle radio, al cd fisico vero e proprio da distribuire nei negozi di dischi. Forse per chi è fuori da quest’ambiente potrebbe risultargli difficile comprendere quanto per un artista sia fondamentale ottenere il rispetto sulle proprie opere, entrare in una sorta di sinergia con l’etichetta stessa. Nel senso, a qualcuno piace quanto me ciò che voglio esprimere, e decide di volerci investire. Beh questa è un’etichetta, un lavoro di non poco conto.
Un giovane artista italiano o band che ti piace particolarmente?
Una giovane artista italiano che mi piace ascoltare oggi è Malika Ayane. Dice delle cose davvero carine e profonde. Sono spesso sintonizzato su Gazzé, Fabi, Silvestri, Bersani. Niente male, che testi!!!
Cosa ne pensi dei talent show?
Vorrei terminassero il prima possibile, stanno illudendo i giovani al successo rapido e finto, senza una base reale malgrado li chiamino “reality”. Sono convinto che a molti di loro neppure piaccia più tanto esprimersi a livello artistico, purché appaiano però…
Vedo con immenso rammarico che in alcuni talent, da anni in onda, è vergognoso che in un attimo il cantante o la cantante sfornino l’album. La loro verità non deve imporsi come verità assoluta sull’arte, non è il business che deve dettare le regole dell’arte. Se la pensiamo così siamo molto lontani dall’arte come dono, fatica, gavetta e ci finiremo di allontanare definitivamente…
I tuoi progetti futuri?
Sto preparando il secondo album per l’autunno, nel frattempo sono all’opera per promuovere nei live “SCATENIAMOCI”!