Published on Novembre 21st, 2014 | by Martina Gneis
0Il suono della voce. Megamusic intervista Tosca
Un nuovo album, i progetti futuri, i giovani e i talent. Tosca si racconta a Megamusic. Un talento unico, coraggio, determinazione e tanta voglia di sperimentare, osare, stupire. Tosca, torna in studio di registrazione e dopo anni segnati da un’intensa attività live, firma un nuovo album Il suono della voce che comprende anche l’omonimo spettacolo teatrale. Il lavoro della cantante romana che, tra gli altri, vanta la partecipazione di Ivano Fossati (che ha scritto per lei il brano che dà il titolo al disco), vuol essere un inno alla canzone e all’importanza della musica nel suo significato più puro, ovvero quello sociale, culturale e popolare. Un omaggio all’internazionalità dell’arte musicale declinato nelle diverse strutture linguistiche che fanno da ponte alle tradizioni più lontane e, solo apparentemente, differenti: da quella portoghese a quella giapponese, dalla cultura francese a quella Yiddish.
Abbiamo incontrato la cantante, a Milano per promuovere lo spettacolo. Una donna forte, che non nasconde la sua preoccupazione per la situazione difficile del nostro paese, e il suo primo pensiero sono i giovani in cui lei crede ancora e verso i quali nutre speranze profonde. Prima dell’intervista si interessa di chi ha di fronte, vuole conoscere la persona con cui sta parlando e non la giornalista. Una donna, un’artista vera, di quelle che è difficile incontrare ancora…
Tosca, partiamo proprio da qui, i giovani. Cosa pensi dei talent show che ormai riempiono le nostre tv. Credi che siano un aiuto reale ai talenti che si affacciano al mondo della musica?
Secondo me i talent show di oggi sono ora dal punto di vista delle possibilità che offrono, ma il vero problema è quello che ci si mette dentro, come vengono usati. In tv il fine sono i numeri (gli ascolti, ndr) mentre lo scopo della musica è diverso. L’importante è che i ragazzi cantino quello che hanno da dire e che mantengano la loro personalità. La musica è la finestra della tua anima sulla vita, e anche i timidi hanno molto da dire, anche se di solito oggi spesso non vengono considerati. Oggi in Italia esiste solo l’essere famoso, non l’essere artista, per questo credo che i talent show siano come dei buoni film, ma visti dalla prospettiva sbagliata. Quando ho iniziato io la tv era un punto di arrivo, oggi invece la tv è un punto di partenza. Adesso la situazione si è capovolta.
Parliamo proprio della tua esperienza. Cosa significa per te la musica e soprattutto che importanza ha avuto nella tua vita?
La musica mi ha salvato la vita. Tutto è iniziato quando avevo 6/7 anni e mi sono ammalata alle tonsille. Niente di grave, però in quel periodo dovevo sopportare dei piccoli limiti che mi hanno avvicinato alla musica. Musica che già respiravo in famiglia. Poi, la domenica andavo a Messa con mia nonna e c’era un coro, così mi sono appassionata e ho iniziato ad andarci ogni sera. Intanto a casa ascoltavo la musica di mio padre, un vero appassionato che però, non è riuscito ad ottenere il successo che sperava. Dunque, forse proprio perché mio padre voleva proteggermi da questo mondo, mi convinse a fare ragioneria e non il conservatorio come io avrei desiderato. Nel frattempo però continuavo a dedicarmi alla musica, spalleggiata dal resto della mia famiglia! La svolta ci fu quando, per caso, vinsi un premio alla presenza di Baudo. Lavoravo in un locale per essere indipendente e proprio lì conobbi Renzo Arbore e Claudio Mattone. Dopo aver cantato vidi nei loro occhi l’interesse e in quel momento ho capito che non mi sbagliavo, io dovevo fare questo nella vita!
Una carriera ricca di successi, e tu sei riuscita sempre ad essere te stessa..
Il rischio è quello di rimanere imbrigliati nelle regole. Dopo il 1996, quando vinsi Sanremo con il brano Vorrei Incontrarti fra cent’anni accanto a Ron, mi presi un periodo di transizione, una sorta di anno sabatico. Ero alla ricerca di un tipo di musica che mi accompagnasse costantemente nella vita, e non di una musica che mi avrebbe condotto ad un successo intenso e breve. A quel punto, mi è venuto in soccorso il mondo teatrale, con Sette spose per sette fratelli e poco dopo doppiai il cartone animato Anastasia. Sono molto legata a quelle esperienze…
Ed ora ti ritroviamo qui con un album tutto nuovo. Come nasce questo progetto?
Un album in cui ho ritrovato Ivano Fossati dopo tanto tempo. Volevo riassumere dieci anni di lavoro artistico. Fossati ha scritto per me questa canzone e, quando l’ho sentita per la prima volta, ho capito subito che si trattava di una poesia bellissima. Lui è stato fantastico perché ha capito esattamente quello che cercavo e mi ha dato il fil rouge che collega tutte le canzoni.
Abbiamo già parlato un po’ della tua carriera, fatta di musica, teatro, musical. Hai dei progetti per il futuro? Ti piacerebbe misurarti in nuove esperienze?
Sì sì, assolutamente! Ti dico solo una parola: cinema! Ma per adesso, basta così!
Ok, allora spostiamo l’attenzione ancora una volta sui giovani e chiudiamo quest’intervista con un tuo consiglio ai ragazzi che stanno inseguendo la loro passione e provano a fare della musica la loro professione…
I ragazzi devono essere consapevoli della forza della musica, devono considerarla una cosa seria non un “posto al sole”. Perché la musica vera porta a nottate insonni, lavoro duro e sacrificio. Assolutamente bisogna studiare, conoscere la materia e avere un bagaglio culturale solido. Poi, tanta serietà e rispetto per questa forma d’arte. Infine, sentire la musica come un’esigenza. Spesso sento dire ai giovani che sono indecisi se fare l’università o scegliere la carriera artistica. Bè io credo che i veri artisti non potrebbero fare altro e già nel momento in cui ti sorge il dubbio, allora forse la musica non è quello che devi fare. Per me è stato proprio così.. E poi, non passare mai dai filtri, cercare sempre la risposta del pubblico e suonare. Sempre e comunque.