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Published on Aprile 3rd, 2015 | by Antonio Tortolano

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Le notti bianche: Megamusic intervista i Bardamù

Alfonso Tramontana e Ginaski Wop formano i Bardamù che il 24 aprile pubblicheranno  Le notti bianche, il loro nuovo album. Il lavoro discografico è anticipato dal singolo La notte a Milano. Il tema è quello delle distanze, dove la condizione spazio-temporale si veste di romanticismo. Si spezza la chiave del tempo con la complicità “voyerista” di una Milano notturna che fa da cornice alla narrazione. I suoni, come quelli dell’intero album, conducono ad una dimensione rarefatta, quasi irreale.
L’album sarà composto da otto tracce inedite. “Le notti bianche” è il secondo disco ufficiale dei Bardamù. Alfonso  e Ginaski  hanno vissuto per diversi anni all’estero e hanno collaborato con molti artisti fra i quali: Giorgio Conte, Buena Vista Social Club, Alessandro Haber, Andrea G. Pinketts, Baba Sissoko, Changuito, Horacio “El Negro”, Hernandez e Bobby Carcassès.
Nel 2014 i Bardamù hanno pubblicato l’album “Asa Nisi Masa”, che ha ricevuto la nomination alle Targhe Tenco nella sezione disco d’esordio. La nostra intervista.

Le notti bianche. Quale riscontro vi aspettate con questo nuovo lavoro discografico?

Alfonso: La musica nasce spontaneamente. Verso la Musica provo amore incondizionato, disinteressato, non riesco a darle amore e chiederle qualcosa in cambio, anzi, spesso la amo ancora di più proprio quando è particolarmente “stronza” con me.
Le cose amare tienile fra quelle più care, per dirla come una classica canzone napoletana che apprezzo particolarmente.
Quindi non mi aspetto nulla, penso solamente a scrivere quello che sento e a farlo nella maniera più sincera possibile.

 Come nasce l’idea di “La notte a Milano” e perché la scelta di lanciarlo come primo singolo?

Ginaski: La notte a Milano è un brano che è arrivato all’improvviso, e narra di cose accadute in un passato più o meno remoto. È un pezzo che ci ha raggiunti nel momento più congeniale, dato che entrambi avevamo l’intenzione di mettere in scena la nostra visione di determinate luci apparentemente distanti nel tempo.
Ci è parso potesse essere il brano che meglio avrebbe racchiuso le sensazioni e il mood di questo nuovo disco, che in atto viviamo come un viaggio… O magari come una deriva, verso un Altrove.

Un lavoro impegnato con citazioni celebri. Chi ha di voi la passione per Dostoevskij?

Ginaski: Entrambi. Fedor Dostoevskij è un autore immenso e sotto molti punti di vista è un po’ un “padre” di tanti altri padri della letteratura, intendo dire ad esempio che senza Le notti bianche forse non avremmo avuto quel capolavoro qual è I Sotterranei di Jack Kerouac… Naturalmente è solo un mio punto di vista; Delitto e castigo oppure Memorie dal sottosuolo, sono testi universali che ancora oggi si manifestano attuali così come lo saranno di certo in futuro, tale è l’universalità del pensiero espresso.
Dato il mood dell’album, che è un viaggio nella rarefazione e nella presa di coscienza che in fondo possa bastare anche una sola Vera notte bianca vissuta con la più intensa emotività per colmare un’intera esistenza, derubare Dostoevskij di un titolo come Le notti bianche ci è sembrata una buona idea.
Anche la track list in effetti segue l’incedere delle notti così come nel romanzo. L’album infatti è composto da 8 brani, suddivisi in 4 notti e 1 mattino.

Quali sono le influenze artistiche principali maturate nel corso del vostro percorso musicale?

Alfonso: Le influenze sono eterogenee. Sicuramente il jazz è il genere con cui sono cresciuto. Ricordo ancora il primo disco che ho ascoltato per caso durante un giorno di pioggia, avevo forse 12 anni. Era un disco di Errol Garner… suonava “Misty” e poi “On the sunny side of the street”. Insieme con il jazz la musica cantautorale italiana. I miei “padri” o “amici” indiretti: da Tenco a Paoli, da Bindi a Endrigo, da Modugno a Gaber. Tutta quella che è stata la nostra grande musica d’autore.
Dalla mia risposta di prima si intuisce la mia passione per la musica napoletana classica e per artisti che la rappresentano oggi come Pino Daniele o Eduardo De Crescenzo. Infine non posso non parlare della musica latina, di un certo tipo di musica latina. E’ il motivo che mi ha portato a vivere per tanti anni a Cuba.

Ginaski: Io aggiungo la sofferenza letteraria e vocale della cultura flamènca, e poi ancora Brahms, Ernesto Lecuona e Francesco De Gregori (che ho avuto l’onore di conoscere personalmente quando avevo 6 anni, occasione in cui mi permise persino di assistere al suo concerto direttamente dal palco).

 Major ed etichette indipendenti. Cosa ne pensate dell’attuale momento dell’industria discografica?

Alfonso: Fra le due realtà ci dovrebbe essere sempre di più una collaborazione costante. Le Major sono una importante risorsa per un artista. Sono realtà che abbracciano un cantautore e gli possono dare una prospettiva internazionale. Non ho nulla contro queste realtà e se dirette da persone valide possono essere un lato buono della globalizzazione. Potrebbero essere definitive il lato internazionalizzante e sprovincializzante. Le indie labels hanno una grossa forza. Hanno il contatto con il territorio, con le “cantine” dove provano la loro musica le band emergenti. Secondo me le indie labels possono realizzare il talent scouting che poi dovrebbe trovare uno sbocco naturale nella Major per dare ad un progetto un respiro più ampio.

Ginaski: Sottoscrivo quanto detto da Alfonso, e in atto basta guardarsi un po’ intorno per renderci conto che alcuni fra i progetti più interessanti nascono in case indipendenti per poi arrivare ad una distribuzione/divulgazione da parte di multinazionali. Inoltre, tale è la fiducia che diamo ad una visione autarchica e indipendente, che nel 2005 abbiamo fondato una nostra etichetta, le Officine Faràndula.

Tanti anni all’estero. Quali differenze avete potuto notare nell’approccio della gente nel fruire la musica?

Alfonso: Abbiamo vissuto tanti “esteri”. Nel senso che “estero” a mio avviso non è una realtà monolitica ma ogni contesto offre una maniera diversa di vivere la musica.
Cuba nel periodo in cui vi ho vissuto è un discorso a sé stante. Diverso da un approccio “occidentale” dell’epoca moderna o post moderna che dir si voglia.
Era un periodo di grande fermento grazie al successo dei Buena vista social club e degli Orishas per cui tutto il mondo veniva ad investire a Cuba per cercare nuovi talenti da proporre.
Ciò nonostante dato il contesto socio-politico di allora la musica nell’ isola era vista principalmente come qualcosa di culturale e non di prettamente commerciale.
Le televisioni cubane irradiavano playlist costituite per il 90% da musica prodotta a Cuba e cantata in spagnolo.
Le case discografiche avevano come prima finalità quella di divulgare e distribuire musica di artisti cubani anche emergenti .
La musica si viveva in pubblico, specialmente la musica live.
Gli altri “esteri” dove sono stato, sono sicuramente più “occidentali”, più vicini all’Italia.
Anche in quel caso però, forse, la differenza è una maggiore dinamicità nel processo di talent scouting di nuove proposte che non è delegata quasi esclusivamente alla televisione dei talent, realtà nei confronti della quale non abbiamo nulla in contrario, ma anche mediante contesti alternativi alla Tv.

Collaborazioni significative per voi. Quale la più illuminante e perché?

Alfonso: Non so rispondere a questa domanda. Ogni artista che ha collaborato con noi è una storia bellissima che meriterebbe pagine di ricordi, o note di ricordi.  Tutte mi hanno arricchito e mi hanno insegnato qualcosa.

Progetti futuri?

Ginaski: Abbiamo in mente di realizzare un live streaming tour. Trasmettendo da qualunque posto ci risulti congeniale o da qualunque casa o club che intenda ospitarci, offrendo i live in modo del tutto gratuito al pubblico del web.  Al momento però è solo un’idea.

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Nato a Cassino, ai piedi della celebre abbazia, sono cresciuto con la passione per lo sport e per il giornalismo. Roma prima e Milano poi mi hanno accolto per farmi compiere il salto di qualità. Lavorare in tv e per la carta stampata non mi bastava più e allora dal pallino per la rete ecco nascere lospaccatv, megamusic e lamiaradio, tre magazine online di cui vado fiero...



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