Published on Luglio 10th, 2015 | by Antonio Tortolano
0Intimamente Tango: Megamusic intervista Floraleda Sacchi
Intimamente Tango è il nome dell’album di Floraleda Sacchi e Maristella Patuzzi, rispettivamente arpista e violinista. Nel disco le due artiste rivisitano le composizioni di Astor Piazzolla in un tango inconsueto che si fonde con i caratteri poetici ed intimi della musica classica. Le composizioni di Astor Piazzolla sono riproposte negli arrangiamenti originali e creativi firmati da Floraleda e Maristella che fondono armonicamente malinconia, speranza e sensualità in una nuova chiave musicale, tra tradizione e innovazione, tra classico e jazz, tra improvvisazione e world music. Il primo video estratto all’album prodotto da Decca/Universal Music è Libertango. Vi proponiamo l’intervista a Floraleda Sacchi.
Intimamente Tango. Come nasce questo progetto con Maristella Patuzzi?
Nasce principalmente dal nostro desiderio di suonare insieme. La scelta di Piazzolla è stata in un certo senso casuale, infatti avevo arrangiato un suo brano per la Radio Svizzera Italiana e quando Maristella ha sentito il pezzo mi ha detto che le era piaciuto e che adorava Piazzolla. Abbiamo scoperto che a entrambe piaceva questo grande compositore e che non esisteva una registrazione di questo genere di musica fatto con i nostri strumenti, cioè violino e arpa. Quindi è nato il desiderio di trovare una nostra chiave per questo repertorio. L’entusiasmo che abbiamo provato è stato travolgente.
Il tango è un genere che va interpretato nel modo migliore. Qual è stato il vostro segreto?
E‘ fondamentale mettere tutto il sentimento possibile. Il tango è così, ti coinvolge e ti fa sentire vivo perché ti emoziona. Dato che Piazzolla è stato anche un compositore colto e raffinato, con studi tradizionali, abbiamo pensato molto a come valorizzare la sua ricerca sonora e la sua raffinatezza, elementi che spesso passano in secondo piano.
I brani che troviamo all’interno dell’album come sono stati scelti?
Abbiamo seguito il concetto di varietà. Siamo andati a cercare dei pezzi che avessero delle caratteristiche differenti per dare delle atmosfere diverse con i nostri strumenti, per rendere il disco vario e anche per coprire le varie sfaccettature del personaggio Piazzolla. Successivamente abbiamo optato anche per quei brani che ci piacevano di più, alcune canzoni più lente, altre poco ritmiche, brani più vecchi, più noti, meno noti, che garbavano a tutte e due, sulle quali avevamo voglia di suonare quella musica.
Come nasce la passione per l’arpa e quando hai iniziato a suonare?
Da piccola, i miei genitori hanno subito intuito che la mia passione per la musica fosse forte. Ne ascoltavo davvero tanta e mi hanno chiesto quale strumento potesse fare al mio caso. Io ho risposto con convinzione che la scelta giusta sarebbe stata l’arpa. Avevo visto questo strumento in televisione e ne ero rimasta affascinata. Ancora adesso non cambierei strumento, ho fatto una scelta che è la più giusta e ora posso dirlo con fierezza. E’ entusiasmante avere uno strumento musicale come compagno di vita, anche se uno non fa il musicista come lavoro principale.
Con Maristella come è andata l’intesa artistica?
Possiamo parlare di una scelta vincente. Trovare una persona simile a te che ti porta al confronto continuo che successivamente si traduce in modi di fare è difficile. E quando ci siamo resi conto di questa sintonia, decidere di suonare Piazzolla ma ancor prima il Tango, visto che fuori dal progetto del disco affrontiamo anche altri autori, è stato davvero naturale. Solo dopo ci siamo accorti che nessuno lo aveva mai suonato in quella maniera e abbiamo tentato di lavorare sulla compatibilità, sull’ amore comune per questo autore. E così è nata la nostra rilettura.
Il pubblico come ha risposto?
Siamo sempre state accolte nel migliore dei modi ricevendo solo complimenti e critiche positive. Questo ci sprona a continuare a dare il massimo per far sì che la gente che ci segue ci apprezzi sempre di più.
Cosa puoi dirci di uno strumento come l’arpa, di cui non tutti hanno una visione precisa?
Posso dire che gli strumenti antichi così come l’arpa sudamericana sono caratterizzati dalla minor tensione delle corde. Questo con stili molto diversi porta ad una grande velocità e leggerezza nell’esecuzione. L’arpa moderna è più potente e più aggressiva ed è uno dei segreti della mia passione per questo strumento. So suonare anche le arpe celtiche, ma sarebbe meglio avere le unghie più lunghe perché l’unghia è richiesta nel pizzico, un po’ come sulla chitarra. Questo è un po’ un problema perché per le altre serve rigorosamente solo il tocco con il polpastrello. Mi piace anche a suonare il Koto e la Kora.
Con Ottavia Piccolo è protagonista di Donna non rieducabile. Cosa puoi dirci in proposito?
Si tratta di un monologo, un dialogo a due voci, siamo in scena io e Ottavia, l’arpa è un po’ una seconda voce. Il tema è decisamente attuale perchè riguarda la libertà di stampa, di informazione e di poter comunicare quello che succede senza filtri, senza la censura. La storia che viene raccontata per portare avanti questa idea è quella di Anna Politkovskaja. E’ un qualcosa di memorandum, non è un caso che la sala stampa del Parlamento Europeo sia dedicata a lei. E’ fondamentale portare avanti la verità, cercare di raccontare quello che veramente succede. Ad inizio ottobre sono previste nuove date.