Published on Maggio 6th, 2015 | by Antonio Tortolano
Eres una droga: Megamusic intervista Andy Milo
Eres una droga è il nuovo singolo di Andrea Franzon, per tutti Andy Milo, cantante di origini padovane ma con una grande passione per la musica latina. Andy 2015 è il titolo dell’album dell’artista veneto uscito a fine febbraio e scritto interamente in spagnolo. Un lavoro discografico maturato a Miami dove Andy Milo si è trasferito nel 2014. Decisivo l’incontro con il produttore, autore e rapper colombiano Jose Bruges. Andy ha un ottimo seguito anche su Youtube, dove con Noche Latina, uno dei primi singoli, ha superato il milione di views.
Andy, è passato più di un mese dall’uscita di Andy 2015, quale bilancio senti di tracciare?
Non siamo molto contenti di come sta andando il disco in Italia, all’estero invece riceviamo stima, affetto e soddisfazioni. Eres una droga è suonatissima dai dj americani e soprattutto a Miami dove c’è una grossa comunità latina. Anche in Colombia sta andando bene. Josè Bruges, il cantante colombiano che ha collaborato al disco, sta facendo interviste nelle varie radio colombiane che potete trovare anche sul mio canale Youtube.
Come nasce l’idea di cantare in spagnolo?
Da sempre mi dicono che sembro spagnolo o latinoamericano, questo genere musicale è quello che prediligo e così ho scelto di cantare in questa lingua bella e sensuale.
La scelta di lanciare come primo singolo “Eres una droga” da cosa è dipesa?
Era la traccia dell’album che suonava meglio, ha una melodia bellissima che ti entra subito in testa.
Non solo cantante, ma anche ballerino e intrattenitore. Quali artisti latini hanno influenzato il tuo percorso?
Tutta la scuola di Puerto Rico, Ricky Martin, Xavier, Jhonny, Chayenne e i bachateri di Santo Domingo che si sono fatti conoscere quando si sono trasferiti a New York, gli Aventura, Toby Love e Romeo Santos.
Poi il mio grande amico colombiano Jose Bruges che ha fatto vari brani nel mio album ed è un rapper urbano fantastico e un autore incredibile, lui mi ha influenzato molto.
Cosa ne pensi dei talent show italiani? Preferiresti partecipare a uno spagnolo o italiano?
Sono importanti perché danno la visibilità televisiva, ma prima è necessaria una gavetta e una preparazione sul palco, altrimenti poi si rischia. Preferirei partecipare ad uno spagnolo o latino americano, lì non hanno inibizioni e sono molto naturali e divertenti.
Qual è il tuo rapporto con il pubblico nell’era dei social network?
La parte live è sempre quella che prediligo, anche se seguo molto anche i social network e mi tengo in contatto con tutti gli amici, fans e sostenitori in tutto il mondo. I social ti permettono di entrare in un attimo a contatto con il mondo.
Cosa ne pensi di major ed etichette indipendenti in questo particolare momento per la discografia?
Le major sono totalmente cambiate dopo l’arrivo della musica digitale, non ne conosco la struttura. So che hanno licenziato migliaia di persone e sono totalmente cambiate. Non so come riescano a tenersi in piedi con i guadagni della musica digitale. Preferisco le etichette indipendenti perché lasciano più spazio, più indipendenza.
Progetti futuri?
Voglio fare un tour nei locali latini e non, anzi faccio un appello a tutti i locali che vogliono ospitare uno spettacolo latino ed internazionale, con musicisti, percussionista e tastierista, due ballerine latinoamericane con dei vestiti e colori bellissimi. Uno spettacolo che piacerà a tutto il pubblico, non solo a quello che apprezza la musica latina.