Published on Marzo 4th, 2015 | by Antonio Tortolano
0Cerco Trasparenza: Megamusic intervista Alessio Creatura
Vi proponiamo oggi l’intervista ad Alessio Creatura. Il cantautore abruzzese, che da anni vive a Ravenna, ha pubblicato Cerco Trasparenza, il suo nuovo singolo che precede il nuovo album, che dovrebbe uscire in estate. Un lavoro decisamente più intenso rispetto all’ultimo del 2013 che sembra segnare una svolta importante per l’artista. Ecco cosa ci ha raccontato Alessio Creatura, proponendovi anche il videoclip di Cerco Trasparenza.
Alessio come nasce Cerco Trasparenza?
Nasce da un’esigenza di verità, sincerità, di riscoperta personale. Fin da bambino ho sempre apprezzato la schiettezza degli animi “immediati”, diretti, quelli che ti dicono in faccia la verità di una realtà cruda nel bene e nel male. Crescendo si finisce per indossare maschere, per acconsentire a compromessi, per lasciarsi andare a vizi ed ambiguità, per vivere nello squallore di una quotidianità fatta di apparenze. Per citare il verso di una mia canzone pubblicata nel 2011 dal titolo “Crediamo in ciò che vediamo”, contenuta nell’album “Non ho più pace”: “forse serve chiamare vita quella che non è”. Ecco, il germe della verità, appunto della trasparenza mi accompagna fin dai primi anni di vita.In realtà tutti i bambini vengono al mondo privi di infrastrutture, di indottrinamenti, pregiudizi che al giorno d’oggi sembrano sempre più imperversare. È contraddittorio ma in un’epoca dove tutto sembra porre attenzione al mondo dell’infanzia, vedi telefono azzurro, mille vaccini contro le più disparate e sempre nuove malattie, iper esposizioni mediatiche nelle pubblicità, tg, programmi televisivi dove cantano ed imitano facendo il verso ai grandi della musica italiana e dello spettacolo. Ci siamo dimenticati di esserlo stati. Con questo nuovo singolo voglio gridare o meglio cantare al mondo che ho scelto di ripercorrere il viaggio a ritroso, ho scelto di non dimenticare, anzi di rivivere quello che sono stato, un bambino che ha vissuto di semplicità, che riusciva a sorprendersi piacevolmente del mondo, del creato,degli uomini, e lo faceva attraverso il suo istinto, il gioco, un’innata fiducia, attraverso i suoi sensi non ancora offuscati dagli anni, quando la parola futuro non aveva ancora un significato.
Ci racconti come è stato sviluppato il videoclip?
Il videoclip non è nient’altro che la trasposizione filmata del concetto su cui si sviluppa tutta la canzone e poi anche la copertina, un viaggio da percorrere in compagnia di un “Virgilio” fidato. Il bambino che è in noi, represso e dimenticato, maltrattato e spesso deriso. Nel video come nella copertina del singolo mi si vede mano nella mano con un bambino intento a percorrere un sentiero.Quel bambino sono io. Le immagini vengono girate essenzialmente in due luoghi sacri, due chiese. La prima, San Giovanni Evangelista, la chiesa più antica di Ravenna voluta dall’Imperatrice Galla Placidia dopo un lungo viaggio di ritorno da Costantinopoli, del IV sec. d.c… Nella sua sontuosità, nei sui decori, nelle sue immagini, nella sua imponenza, rappresenta la spiritualità come tempio dell’anima, la magnificenza di un messaggio divino che ha saputo parlare anche di trasparenza, sincerità, semplicità, valori primordiali comuni ai bambini. La seconda è la chiesa di San Lorenzo del XIV sec. ubicata in una Frazione di Ravenna chiamata Filetto. Ormai diroccata, fatiscente, abbandonata all’usura del tempo e dall’indifferenza. Essa assume tutta una serie di significati. La chiesa come istituzione religiosa ormai sempre più corrotta dal denaro e colpevole di ogni tipo di nefandezza, che si macchia anche di crimini legati ai bambini, che attraverso un’ educazione falsata e manipolata ha fatto maturare in noi un un senso di colpa incolmabile. Per citarne altri, la Chiesa come specchio della società in cui viviamo, a cui avevamo creduto, che in questo video rappresenta il crollo di tutte le verità, delle infrastrutture che ci hanno costruito addosso, ma che lasciano spazio anche a un grande senso di disorientamento e solitudine. Ho pensato che l’unico modo per ritrovarmi fosse quello di abbandonare ogni tipo di dogma, di labirinto, di “saggio proverbio”, attraverso l’esperienza della rinascita, quando si ha una sola verità che nessuno ancora ti ha mai raccontato, quella di essere VIVO. Il video termina con l’immagine di me bambino, che mi guardo attorno per cercare l’Alessio adulto, che ormai non c’è più…il viaggio è terminato, rinascita sia.
In estate uscirà il tuo nuovo album, Quali sono gli obiettivi che ti sei prefissato?
L’album è ancora in fase di registrazione, conto di farlo uscire in estate, entro la fine di giugno. Penso che il periodo migliore per promuovere un disco sia la bella stagione, l’estate offre molte più occasioni di visibilità rispetto all’inverno, la gente esce di più, è più predisposta all’ascolto, attraverso l’acquisto di nuova musica, cd, concerti e quant’altro. Se vogliamo anche l’estate è una metafora di rinascita dopo un lungo ed estenuante inverno. L’obiettivo che mi sono prefissato è senz’altro quello di realizzare un secondo album di 13 canzoni inedite che sommate alle 10 del mio primo album uscito nel 2011 dal titolo “Non ho più pace”, mi permetterà di affrontare dei concerti di sole mie canzoni. Credo che per ogni cantautore il desiderio più grande sia quello di promuovere attraverso i concerti la propria musica. Lo trovo molto stimolante, soprattutto in un’epoca dove imperversano le tribute band e fiumi di interpreti che rispolverano successi. Io credo ci sia bisogno di brani nuovi e “veri”, e di certo non quelli creati a tavolino per fare due soldi o per rilanciare un artista ormai dimenticato.Queste strategie non mi interessano, mi piacciono le sfide e non mi tiro indietro. Mi impegno a creare belle canzoni che nascono dal cuore e dallo stomaco per il gusto di fare arte e di farla bene, per tutto il resto c’è sempre tempo.Un secondo obbiettivo che mi sono prefissato con questo album è quello di riuscire a dargli una giusta visibilità, di promuoverlo al meglio, anche se gli spazi oggi sono sempre più contesi e dispendiosi.È in crisi tutto il settore e bisogna farsene una ragione, ci si rimbocca le maniche e si lavora duro, se hai davvero qualcosa da raccontare, anche in tempi di crisi qualcuno la fuori ti ascolta.Oggi più che mai abbiamo risorse e tecnologie che ci permettono anche se privi di un vero e proprio ufficio stampa, di un manager, di un’etichetta di arrivare alla gente, certo poi sono i soldi investiti, le ospitate in tv nazionali, i numeri a decretare il successo di una canzone o di un artista. Ad ogni modo oggi sfruttare queste tecnologie a disposizione di tutti che un tempo non c’erano è senz’altro un ottima occasione per farsi notare e per arrivare alla gente.
Quali sono i tuoi rapporti con il pubblico?
Ogni artista ha il suo pubblico, o ha il pubblico che si merita. Sono un cantautore e nei testi amo trattare argomenti anche profondi, in modo personale. Certo mi piace anche giocare con la musica e creare situazioni di svago, ma cerco di farlo sempre in maniera intelligente. Molte persone invece ascoltano musica per non pensare, non rifletter, mi sembra anche giusto e qualche volta ci sta. Ognuno sceglie la propria musica in base anche ai suoi stati d’animo ed alla personalità. Però gli animi si stanno svuotando di quel sano senso di responsabilità. Quel famoso “esame di coscienza” dov’è? Una volta la musica adempiva anche a questo scopo, smuovere le coscienze. Per cui ti dico che il mio rapporto con il pubblico è intelligente, sensibile, profondo, selezionato, si ecco questa è la definizione giusta:SELEZIONATO.
Cosa ne pensi dell’attuale momento della discografia? Meglio major o indipendenti?
Posso risponderti meglio soli che male accompagnati? È un momento di profonda crisi economica ma anche creativa, stiamo andando incontro ad un periodo buio, un medioevo delle idee. Oggi un produttore, imprenditore, con un minimo di spessore culturale ed interesse a far soldi, si chiede per quale motivo si dovrebbe produrre cultura/musica se non la si vende. Io credo fermamente che il problema non stia nel non volerla comprare, il problema è che non la si può/vuol vender perchè assente o forse scomoda.Un buon cd e ripeto UN BUON CD che ha qualcosa da dire oggi lo si venderebbe ancora, una buona canzone vera, sincera, colta, intelligente, la gente la apprezzerebbe ancora. Ma ai vertici non ci siamo noi, non scegliamo noi cosa vendere e proporre nel mercato. Ripeto possiamo farlo oggi nel nostro piccolo grazie ad una democrazia multimediale, la cultura rende un popolo forte ed indipendente e questo non lo si vuole. Sono profondamente deluso dal sistema discografico, ho scelto di seguire un mio percorso artistico al di là di quelle che potrebbero essere vincenti strategie commerciali.
Un giovane artista o band italiana che apprezzi particolarmente. Quali artisti hanno influenzato il tuo percorso?
Ce ne sono diversi ad ogni modo per quanto riguarda le band sono particolarmente legato agli Afterhours, li seguo da sempre, li ho sempre trovati credibili, originali ed incazzati, e poi abbiamo in comune la passione per Rino Gaetano. Un giovane artista? Non so se sia possibile ancora menzionarlo tra i giovani comunque Samuele Bersani, soprattutto per la sua ricerca autorale. Da piccolo sono stato cresciuto a pane e musica italiana, ricordo con affetto gli interminabili viaggi in macchina con mio padre ex Dj ad ascoltare canzoni.Proprio lì è cominciata la mia formazione musicale: De Gregori, De Andrè, Battisti, Rino Gaetano, Eduardo Bennato, Vasco Rossi, Zucchero, Eugenio Finardi, Enrico Ruggeri, Umberto Tozzi,Lucio Dalla, e tanti altri. Insomma i vecchi leoni del cantautorato italiano.
Progetti futuri?
Sicuramente cercare di intensificare l’attività live, anche mediante aperture di concerti per artisti affermati come ho fatto fino ad oggi. L’apertura che mi è rimasta nel cuore è comunque quella al Prof. Roberto Vecchioni, carismatico poeta che con le sue parole ha saputo consigliarmi e trasmettermi, grande energia ed entusiasmo per la musica, spronandomi ad andare avanti.