Published on Luglio 7th, 2015 | by Antonio Tortolano
0A Sud di nessun Nord: l’intervista ad Antonio Pignatiello
Oggi vi proponiamo l’intervista ad Antonio Pignatiello. Il cantautore irpino negli scorsi mesi ha pubblicato A Sud di nessun Nord, il suo nuovo album, anticipato dal singolo Lontano da qui. Dodici tracce prodotte da Controrecords, label italiana. Il disco è stato mixato da Taketo Gohara (produttore e ingegnere del suono di Vinicio Capossela) e registrato “on the road” grazie ad uno studio mobile durante un viaggio lungo la penisola. Proprio il viaggio e l’incontro rappresentano il filo conduttore di A Sud di Nessun Nord, che è un’omaggio alla celebre opera di Charles Bukowski. Con Antonio Pignatiello parliamo del suo nuovo progetto e di tutto quello che ruota intorno al suo universo musicale.
Antonio, quale riscontro hai avuto finora con “A Sud di nessun Nord”?
“A Sud Di Nessun Nord” sta avendo un ottimo riscontro di pubblico e critica. Non resta che aspettare ancora un po’ per vedere cosa accadrà”.
“Questo disco è una sorta di orchestra tascabile”. Cosa puoi dirci a tal proposito?
“E’ un disco a cui hanno preso parte circa trenta musicisti sparsi lungo la penisola e oltreoceano. E’ stato registrato “on the road”. Non dovendo scrivere un libro, ma registrare un disco, siamo partiti con a bordo uno studio mobile. Questo lavoro nasce in luoghi molto particolari: il castello Ducale di Bisaccia (AV), case e salotti di campagna, studi “Al confine del bosco”(Cavagnolo, To), etc…C’è un’intera orchestra da scoprire, e la scoperta, com’è noto, va lasciata all’ascoltatore”.
Il viaggio e l’incontro. Come nasce l’idea di ispirarsi a Bukowski?
“Come nascono tutte le cose. Dal caso. E cosa le guida? A volte un niente. Il viaggio ci porta a fare vari tipi di incontri, non necessariamente con persone e luoghi, ma anche con scrittori, libri, parole.
Un viaggio è una storia. Storia del viandante all’interno del viaggio da lui compiuto. La fine di un viaggio è solo l’inizio per riprendere il cammino, nuovamente. Prenda l’ascoltatore queste canzoni come invito a perdersi dentro geografie e storie che vivono “lontano da qui”, prende queste canzoni come invito al viaggio, e come compagne di viaggio…Bisogna sempre tornare sui sentieri, vedere le messi verdi, cercare di giorno quel che si è visto di notte, vedere in inverno quel che si è perso d’estate. Bisogna sempre ricominciare il viaggio, perché il viaggio non finisce mai”.
C’è una delle dodici tracce dell’album che rappresenta meglio di altre?
“Ogni canzone ha una sua storia e indossa un abito diverso. Per ogni stagione scegliamo l’abito più adatto. Credo che lo stesso valga per le canzoni. Le scegliamo quando ne abbiamo più bisogno”.
Quali sono stati gli artisti che hanno influenzato il tuo percorso?
“Ci sono tantissimi artisti. Se ti riferisci al percorso musicale, posso farti un po’ di nomi: Rolling Stones, The Clash, Tom Waits, Bruce Springsteen, Neil Young, B. B. King, Johnny Cash, Franco Battiato, Fabrizio De André, Paolo Conte, John Coltrane, Chet Baker, Charlie Parker, Miles Davis, Nino Rota, Ennio Morricone etc…”.
Dei giovani italiani c’è qualcuno che apprezzi particolarmente?
“Non saprei, in questo momento sto facendo alcune ricerche su certi tipi di musiche e strumenti poco noti. E’ un lavoro di immersione totale, ma sono sicuro che c’è della buona musica in giro. Basta cercarla e prendersene cura, anche se non viene trasmessa nelle grosse radio o in tv”.
Qual è il tuo rapporto con il pubblico?
“E’ un rapporto molto bello, anche se faccio fatica a chiamarlo pubblico. Sono delle persone con cui è bello confrontarsi in ogni occasione, bere un buon bicchiere di rosso, cantare insieme e brindare alla vita”.
Cosa ne pensi dell’attuale momento dell’industria discografica?
“Se da una parte il digitale sta celebrando i funerali del formato cd, dall’altra parte si sta tornando a stampare i vinili. Dunque se si torna ad un ascolto attento, quello del vinile, si può sperare che torni a farci visita anche la qualità della musica. Certamente i programmi televisivi di questi anni non fanno che abbassare il livello e omologare tutto e tutti. E poi andrebbe fatto un altro ragionamento: dovremo interrogarci sullo stato di salute della cultura, di cosa è cultura e cosa non lo è, del perché si fa musica, etc, etc…E’ un discorso molto ampio. Andrebbe sicuramente approfondito”.
I progetti futuri di Antonio Pignatiello?
“Sto allestendo uno spettacolo con circa dieci musicisti che spero di presentare ad agosto nel mio paese: Lacedonia (AV). Sempre ad agosto uscirà un mio racconto in un libro sul fiume Ofanto, con tanti scrittori. Il titolo del libro ancora non lo conosco. E intanto sto mettendo da parte un po’ di canzoni nuove. Spero che la fortuna, passando da queste parti, possa fermarsi per un po’, raccontarsi, e farsi raccontare”.