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Published on Giugno 21st, 2020 |
by Antonio Tortolano
Io lavoro con la musica: il flash mob in piazza Duomo
Il mondo della musica italiana si ritrova in piazza Duomo a Milano per raccontare che cosa sta succedendo a un’intera industria messa in crisi dal coronavirus. Così ecco che oggi, giorno in cui si celebra la Festa della Musica, per una decina di minuti tecnici del suono, manager discografici e artisti come Diodato, Lodo Guenzi, Manuel Agnelli, Ghemon, Levante e tanti altri si dispongono in silenzio al centro della piazza milanese, tutti vestiti di nero.
“Ci siamo resi conto che, al netto dell’emergenza sanitaria, siamo esclusi come lavoratori – dice
Anna Rita Masullo, che fa parte del neonato coordinamento La musica che gira – si è notato dai discorsi, dagli atti e anche dalla conoscenza che gli attori istituzionali hanno del nostro mondo. Quello che vogliamo dire è che ci deve essere una maggiore attenzione nei confronti di questo settore: l’intero comparto cultura produce circa il 16% del pil e impiega oltre un milione di lavoratori. Siamo un assoluto valore sociale, ma anche un valore economico. Convocare gli stati generale dell’economia e non pensare di chiamarci, come se la cultura fosse un peso per l’Italia, non è stato corretto”.
Insomma, se il paese è in fase tre, il mondo della musica è ancora all’anno zero o giù di lì. “È una domenica importante: usare una festa per rivendicare diritti è sempre una buona cosa – dice Manuel Agnelli, leader degli Afterhours – l’impatto economico della musica, che è già alto, potrebbe crescere ancora se ci fossero degli investimenti e se ci fosse una chiarificazione a livello legislativo e burocratico. Poi è prioritario che ci sia un’assistenza ai lavoratori intermittenti, che non hanno gli stessi diritti dei lavoratori assunti perché non possono ricorrere alla cassa integrazione: c’è gente a casa che non lavora e non ha sussidi o sovvenzioni”. A Milano la musica ha già dovuto fare i conti con la chiusura dell’Ohibò, uno dei locali più vivaci della città: “Ho sempre visto chiudere i locali, purtroppo in Italia è difficile tenere in piedi un’attività come questa. Dobbiamo creare pressione per far sì che le cose cambino”, dice Agnelli.
Per Diodato, il vincitore del Festival di Sanremo, “il nostro è un mondo complesso e anche frammentato, forse questo non semplifica il lavoro a chi deve cercare di risolvere certe problematiche. Abbiamo fatto delle proposte che sono state ignorate. Il momento è drammatico, ma probabilmente la musica viene considerata come secondaria in un momento del genere. Agli Stati Generali promossi dal governo per confrontarsi sulla ripartenza post Covid non c’è il mondo della musica e questa è una beffa”. Il brano con cui il cantante ha vinto Sanremo si intitola ‘Fai rumore’ e “spero – ha spiegato – che faccia proprio rumore questa iniziativa. Questa battaglia la facciamo per tutti coloro che ci permettono di fare il nostro lavoro, anche dietro le quinte e noi cerchiamo di essere un megafono anche per loro”.
Secondo Ghemon, “di solito veniamo percepiti come disgregati, invece siamo molti uniti. È giusto portare la questione all’esterno del nostro mondo. Si è parlato solo di quanto è importante la musica come compagnia, ma non si dice mai quanto sia importante come lavoro: chi opera in questo settore è un lavoratore, non un sognatore che campa d’aria”. È insomma come se tutti i protagonisti del mondo della musica sentissero di non avere un vero e proprio rappresentante al quale fare riferimento.
“Ci preoccupa il silenzio che avvertiamo intorno a noi – dice Emiliano Colasanti, manager e fondatore dell’etichetta 42 Records – non ci sono risposte chiare dalle istituzioni. La musica che rappresentiamo ancora oggi non viene riconosciuta come attività culturale. In teoria dobbiamo rivolgerci a chi si occupa di beni produttivi, forse Confindustria. Nel frattempo, ci sono tecnici che si sono visti negare il bonus di 600 euro solo per questioni burocratiche”.
La questione insomma è complessa e le criticità ancora da risolvere sono numerose. “Il presidente del Consiglio dice abbiamo fatto divertire le persone – spiega
Cosmo – abbiamo regalato arte durante il lockdown: ora basta con il lavoro gratuito. Il settore è in ginocchio, voglio finalmente sentir parlare di graduali e costanti riaperture, seguendo ovviamente le disposizioni sanitarie”.
fonte: La Repubblica.it Milano
Tags: Milano, Musica
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Antonio Tortolano Nato a Cassino, ai piedi della celebre abbazia, sono cresciuto con la passione per lo sport e per il giornalismo. Roma prima e Milano poi mi hanno accolto per farmi compiere il salto di qualità. Lavorare in tv e per la carta stampata non mi bastava più e allora dal pallino per la rete ecco nascere lospaccatv, megamusic e lamiaradio, tre magazine online di cui vado fiero...