Published on Aprile 15th, 2016 | by Antonio Tortolano
0A ritmo di Banjo, Megamusic intervista Tall Tall Trees
Oggi su Megamusic vi proponiamo l’intervista a Mike Savino, meglio conosciuto come Tall Tall Trees. L’artista americano, one man band newyorkese è stato protagonista di un intenso tour in Italia nello scorso febbraio con ventitre live in ventisei giorni. Pioniere nel mondo della musica sperimentale e psichedelica con il banjo, Mike Savino ha registrato due dischi e un EP con la sua etichetta (Good Neighbor Records), Tall Tall Trees (2009), moment (2012) e The Seasonal EP (2014). E Savino sta al momento lavorando al suo terzo album come Tall Tall Trees, che uscirà a breve. La maniera con cui il musicista newyorkese, si approccia al suo strumento, il banjo, è incredibilmente inusuale. Con un fantasioso utilizzo di loop station ed effettistica, riesce a non far sentire la mancanza di una band vera e propria, ricreando in tempo reale un ensemble di suoni che riecheggiano quelli della batteria, di un synth, di una chitarra elettrica, persino degli archi. In questa intervista parliamo del suo tour in Italia, del suo modo di concepire la musica, dei suoi strumenti e di molto altro…
Hai da poco finito il tour italiano fatto di tantissime date. Quale bilancio senti ti tracciare? Sei soddisfatto del riscontro avuto?
Ho trascorso piacevolissimi momenti suonando in Italia. Il pubblico era entusiasta e sorpreso per la mia musica ed è stato molto divertente per me. Mi è piaciuto visitare il paese e assaggiare tutto quel cibo delizioso ed il vino. Diciamo che sono soddisfatto. Ho messo su 10 chili.
C’è qualche differenza che hai notato nel modo di approcciarsi al pubblico da parte dei fan italiani rispetto a quelli d’Oltreoceano?
Beh, è dura da dire. Non c’è un pubblico americano ben definito, per quanto è vario da regione a regione. Ho riscontrato lo stesso anche in Italia. A volte, dove c’è più sole la gente tende ad essere più rilassata e pronta a divertirsi, ma niente è assoluto. Quello che posso dire in merito al paese, in generale, è che ho trovato calore ed accoglienza ovunque sono andato e mi sono molto divertito a lavorare sul mio italiano, facendomi molti amici.
Loop station ed effettistica. Come è nata questa idea, da cosa è stata ispirata?
La loop station è qualcosa che uso da un po’, ma principalmente per scrivere. Ho iniziato ad usarla nel 2012 e da allora è diventata una grande parte di ciò che faccio. Mi piace perché mi permette di sentire istantaneamente tutte le mie idee in una volta e mi da la possibilità di andare in tour da solo. Preferisco lavorare senza rete di sicurezza, concedendomi la possibilità di fare errori che a volte portano a risultati più interessanti.
Nel tuo percorso di crescita, quali sono state le tue influenze artistiche?
Ho sviluppato una passione per la musica sin da subito. Ero ossessionato dal mio mangianastri a giocattolo e ho amato Michael Jackson, Duran Duran e Weird Al Yankovic. Da allora mi sono tuffato in pieno su ogni genere musicale potesse esserci. Mi sono dedicato molto al jazz e alla musica da tutto il mondo, tanto quanto al folk americano ed al country. Durante la mia vita sono stato sempre attratto dalle singolarità come Zappa, Tom Waits, Les Claypool, amo quando le persone fanno qualcosa completamente differente.
Cosa ne pensi dell’attuale momento della discografia? E del rapporto tra major e indie label?
È difficile da dire, è piuttosto ovvio quali artisti sono sotto major di questi tempi. Solitamente non sono interessato a certe cose sebbene ci siano assolutamente delle eccezioni. Devi essere molto fortunato ad avere successo con uno di questi. Ho visto molti amici estremamente talentuosi firmare con una major ed essere scartati perché non producevano profitti nel modo giusto. Le major “indie” e alcune piccole etichette indipendenti solitamente sono coloro che dettano il trend e permettono agli artisti di crescere quando credono nella loro musica. Preferisco di molto questo tipo di lavoro con piccole compagnie e lavorare con amici. È più personale e si arriva a crescere insieme.
Nel mondo della musica sperimentale e psichedelica, c’è qualche nome che apprezzi particolarmente?
C’è molta grande musica che sta venendo fuori. Amo band come i Tame Impala, White Denim, Sean Lennon, The Goasts, Damien Jurado e Floating Action. Ho appena scoperto quest’artista psichedelico iraniano Kourash, che ha registrato nei primi ’70 e sono totalmente ossessionato da lui.
Quanto è stato importante per te invece il tour con il violinista Kishi Bashi?
K ed io siamo amici e colleghi dal 2003. I primi giorni abbiamo trascorso molto tempo suonando jazz e musica sperimentale, ma alla fine siamo andati verso le nostre rispettive direzioni mentre io sviluppavo Tall Tall Trees e lui Kishi Bashi. Nel 2012 abbiamo iniziato ad andare in tour insieme, come duo, con una rock band, con un quartetto d’archi e anche con un’orchestra completa. È uno dei miei migliori amici ed i nostri stili musicali e le nostre idee sono molto in sintonia. Parliamo la stessa lingua.
Quali sono i tuoi progetti futuri?
I am about to release a new album this summer called “Free Days” which I am very excited about. I’ll be touring quite a bit with this. Kishi Bashi is also releasing a new album this year so I’ll be on the road quite a bit this year I’m guessing. I hope to return to Italy again sometime soon. It’s hard to get a good cannoli in America.
Sto per realizzare un nuovo album in estate dal titolo “Free Days”, del quale sono molto eccitato. Starò molto in tour con questo. Anche Kishi Bashi farà un nuovo album quest’anno, quindi credo che sarò molto in tour. È dura trovare buoni cannoli in America.