Published on Novembre 26th, 2015 | by Antonio Tortolano
0Parallel Mirrors. Megamusic intervista Damien McFly
Lo scorso 15 ottobre è uscito Parallel Mirrors, il debut album di Damien McFly, all’anagrafe Damiano Ferrari. L’eclettico musicista di Padova prima di proporre questo progetto discografico ha costruito il suo sound ri- arrangiando in chiave folk-pop successi contemporanei della scena pop. Il suo tour in giro per il mondo lo ha portato a realizzare oltre 200 date tra Stati Uniti, Olanda, Francia, Regno Unito, Belgio e Germania. Il suo canale Youtube vanta oltre 13.000 iscritti e più di 2 milioni di views. Il singolo che ha lanciato Parallel Mirrors, disco uscito a settembre anche in Inghilterra è New Start, che parla di nuovo inizio a livello sentimentale, ma non inteso nella maniera più semplice, da una persona ad un’altra, ma piuttosto come un riavvicinamento con una nuova consapevolezza. Parallel Mirrors è un disco dal sound grezzo e diretto, registrato all’interno di storiche ville e teatri veneti, ricercando ispirazione nelle diverse sonorità degli ambienti antichi. Abbiamo intervistato Damien McFly che intanto prosegue il suo tour in giro per l’Europa…
Damien, qual è il tuo primo bilancio di Parallel Mirrors dopo qualche settimana dall’uscita dell’album?
Sono molto felice del riscontro dei fan e del pubblico in generale. E’ il mio primo album di inediti e posso ritenermi davvero soddisfatto del risultato.
Come mai la scelta di New Start come primo singolo?
Credo sia il pezzo che rappresenti meglio quello che è il mio sound. Ho sfruttato molto strumenti a mia disposizione come il mandolino, la fisarmonica e il contrabbasso e ognuno di essi gioca un ruolo fondamentale nella struttura del brano. Inoltre è stato anche uno dei primi pezzi ad essere stati scritti per il disco ancora qualche anno fa.
Quali sono state negli anni le tue influenze artistiche?
Io sono cresciuto ascoltando davvero molti generi diversi ma principalmente rock, dai Muse ai Queen, dai Nickelback agli Alter Bridge ma negli ultimi anni credo che gli artisti che mi hanno influenzato maggiormente siano Ben Howard, Mumford and Sons e The Lumineers.
Come nasce artisticamente Damien McFly e l’idea di riarrangiare in chiave folk-pop alcuni successi pop?
Damien McFly nasce dopo la rottura di un duo, I fratelli McFly, dove già avevo iniziato a riarrangiare pezzi in chiave acustica. Appassionandomi al sound del nuovo folk e collaborando con musicisti diversi ho creato un sound caratterizzato da strumenti come mandolino, fisarmonica e contrabbasso, riducendo gli arrangiamenti all’essenziale, destrutturando i pezzi originali rendendoli personali.
Qual è il tuo rapporto con il pubblico?
Cerco sempre di ascoltare il più possibile anche le idee che mi arrivano dai fan e mi faccio molto influenzare dalle loro storie. Specialmente negli spettacoli dal vivo cerco di fare in modo che a fine spettacolo le persone abbiano visto diversi lati della mia personalità.
Tantissime date in Italia e all’estero, quali sono i Paesi esteri dove hai ottenuto maggior riscontro e quali differenze hai notato tra la gente che ti segue?
Direi di avere ottenuto i maggiori riscontri in Inghilterra. Il pubblico inglese nei giusti contesti come festival o serate per cantautori emergenti è davvero attento e partecipe. Arrivando come artista straniero i fan portano davvero un grande rispetto e sono molto affezionati.
C’è un brano dell’album a cui sei particolarmente legato e perché?
Sono molto legato a tutti ma in particolare ad I’m not leaving perchè parla del mio ultimo anno in cui ho lasciato la casa dei miei genitori per vivere da solo. Ci sono cose che riesco a dire solo nelle canzoni purtroppo e questo pezzo ne è pieno.
A proposito di Reflection, come nasce questo brano?
L’anno scorso ho ricevuto una mail di una ragazza americana che dopo aver visto il video della mia cover di Hey Brother ha deciso di contattarmi per chiedermi di suonare ad un raduno contro il bullismo.
Il modo in cui mi ha scritto mi ha colpito molto. Nonostante avesse visto solo qualche video online sembrava mi conoscesse da sempre. Da qui il concetto degli “specchi paralleli” dove non serve incontrarsi ma solamente riflettere se stessi verso gli altri e si arriva ad una comunicazione che non è più fatta di semplici parole ma di sensazioni.
Hai registrato l’album in teatri e ville storiche. Come mai questa scelta?
Essendo anche tecnico del suono non volevo chiudermi in uno studio e lavorare alla produzione in modo “scolastico”. Ho spostato la mia attrezzatura all’interno di diversi luoghi con diverse acustiche in modo da dare un sound caratteristico ad ogni pezzo. Ogni canzone racconta una storia anche a livello strumentale e ho scelto stanze differenti in modo da far risuonare ogni nota senza l’ausilio di effetti artificiali.
Sei molto seguito sul web, qual è il tuo rapporto con i social network?
Cerco di dare un’immagine molto chiara e onesta di me stesso. Professionale per quanto riguarda la musica ma diretto e semplice rispetto a tutto quello che va oltre l’annunciare avvenimenti importanti.
Progetti futuri?
Spero di riuscire a tornare negli Stati Uniti per un altro tour il prossimo anno e di arrivare a toccare l’Australia perchè la ritengo una terra molto fertile per il folk.