Published on Marzo 12th, 2015 | by Antonio Tortolano
0QueenMania: Megamusic intervista Sonny Ensabella
Lo scorso 28 febbraio si sono esibiti, nel Novarese, insieme a Katia Ricciarelli nel loro celebre Forever Queen, che ha registrato oltre 80 sold out in Germania e Olanda ed è attualmente in programmazione nei più importanti teatri d’Europa. Parliamo dei QueenMania, la tribute band che per le esibizioni live, spesso si avvale della collaborazione di artisti di spicco del panorama musicale (Enrico Ruggeri, Andrea Mirò, Irene Fornaciari, Stef Burns, Tullio De Piscopo, Giusy Ferreri, solo per citarne alcuni).
“Forever Queen”è uno show che ripercorre la grande carriera della ban inglese,arricchito da costumi, scenografie e proiezioni video per far rivivere la leggenda di Freddie Mercury.
I QueenMania, sono nati nel 2006 dalla comune passione di quattro musicisti per Freddy Mercury. Il gruppo, oltre alla presenza di Sonny Ensabella, interprete dall’impressionante somiglianza fisica e vocale con l’originale, si avvale della presenza di musicisti che vantano prestigiose collaborazioni all’interno del panorama musicale italiano ed europeo quali Andrea Ge (batteria e voce), Tiziano Giampieri (chitarra e voce) e Fabrizio Palermo (basso e voce),quest’ultimo attualmente in tour con Enrico Ruggeri e sostituito in alcune date da Mattia Bigi.Dal marzo 2007 i QueenMania portano in giro per l’Europa il loro show esibendosi in Inghilterra, Germania, Olanda, Svizzera,Austria, Spagna, Francia e Ungheria, con grandi consensi di pubblico e critica.
Abbiamo intervista Sonny Ensabella, leader della band.
Sonny, come è nata la possibilità di questa tappa novarese insieme a Katia Ricciarelli?
Questa data è nata quasi per caso. Avevamo intenzione di portare in Italia lo show che facciamo in Germania e si era già parlato di avere la Ricciarelli come partner fissa, visto che aveva già collaborato con noi, ma l’obiettivo era quello di un tour che partisse il prossimo autunno. Invece quasi per scommessa abbiamo deciso di fare questo esperimento, quasi per curiosità, una sorta di data zero. Anche se, come ho detto, lo show definitivo verrà più avanti.
Vi esibite da ormai otto anni. Qual è la genesi dei Queenmania?
Sono nove per essere esatti. Infatti nel 2016 celebreremo il nostro 10º anno. L’idea è nata da Fabrizio Palermo e Andrea Ge che, spinti anch’essi dalla passione per i Queen, nel lontano 2005 avevano deciso di creare un progetto di un certo livello tecnico-artistico, vista anche la caratura dei suddetti, che si differenziasse dalle altre tribute band della scena italiana, dove spesso si dà più valore all’aspetto “goliardico” a spese però della qualità musicale. Il progetto è nato puntando quindi sull’aspetto prettamente strumentistico e vocale, senza snaturare ovviamente la parte visiva, lo spettacolo, l’intrattenimento che stanno alla base di un tipico show da tribute band. Al gruppo mancava un tassello, trovato quasi per caso alla fine, con l’aiuto del nostro agente, fautore originale del progetto, in un villaggio turistico, dove il sottoscritto si esibiva tutte le sere.
Grandi risultati in Germania e Olanda. Secondo voi come mai proprio in quella fetta d’Europa avete ottenuto un così grande consenso?
Perché nei paesi anglosassoni il rock è nel DNA, un po’ come è per noi con l’Opera. In quei paesi c’è un’altra cultura da questo punto di vista, hanno un diverso approccio alla musica, allo spettacolo. Lì non c’è il problema dei teatri vuoti, la gente ci va. Ma questo anche perché le arti dello spettacolo sono tutelate proprio a livello legislativo, cosa che non succede da noi, dove chi lavora nello spettacolo è ancora considerato un saltimbanco. Ma si tratta di un discorso lungo.
Quando ti sei accorto della somiglianza con Freddie e quale pezzo ti ha fatto “invaghire” artisticamente dei Queen?
Ero un bambino e vidi per caso Freddie cantare in tv in uno speciale che promuoveva il loro nuovo album di allora che era “The Miracle”. Ovviamente era ricco di immagini di repertorio, ma rimasi letteralmente folgorato. Conoscevo i Queen, ovviamente, le canzoni, ma di sfuggita, proprio per l’età che avevo, ascoltavo e vivevo la musica in maniera distratta, fino a quel momento. Vedere tutto quel talento racchiuso in un uomo solo mi fece veramente uno strano effetto. Pensai “voglio esser figo come questo!”. Freddie ha iniziato ad accompagnarmi e ad insegnarmi tutto, è stato il mio maestro. L’insegnamento più grande forse è stato quello dell’autoironia, di non prendersi mai sul serio anche quando si fanno cose importanti, sempre però con la consapevolezza dei propri mezzi e del proprio talento.
Collaborazioni con grandi artisti della musica italiana. Come sono nate?
Il nostro gruppo è formato da musicisti come Fabrizio Palermo e Andrea Ge, turnisti di un certo livello, che per anni hanno suonato con artisti di un certo calibro. Godendo di una certa stima, appunto, nell’ambiente musicale italiano, non è stato difficile coinvolgere altri artisti importanti. Ovviamente partendo dalla base di un progetto valido come quello dei Queenmania.
Che accoglienza avete ricevuto quando vi siete esibiti in Inghilterra?
Lì è stato emozionante davvero. Una grande accoglienza che neanche ci aspettavamo.È un’emozione particolare suonare all’estero. Altra mentalità, come dicevo, altri gusti, culture, costumi. Ovviamente è stata un’ enorme soddisfazione andare a suonare con successo anche in Inghilterra. Conservo dei ricordi cari legati a quel tour. Quando, ad esempio, abbiamo suonato alla convention del fan club inglese abbiamo conosciuto Peter Freestone, Jamie Moses e altri membri della famiglia Queen. Èstato un onore e una grande emozione. Ho fatto anche la pipì (ah ah!) insieme a Spike Edney, il quinto elemento dei Queen, per ben tre volte tra l’altro! Ne parlerò in futuro nel mio libro, come dico spesso.
Ti hai mai creato problemi questa somiglianza fisica e artistica con Freddie Mercury?
No, perché io lo interpreto solo sul palco. Giù dal palco sono me stesso, come un attore diciamo. Non sono un sosia e non mi sono mai sentito un sosia. È una parola che non sopporto proprio perché, per ovvi motivi, ti appioppano di continuo. Questa è l’unica nota dolente. Sminuisce il lavoro che fai come cantante, performer professionista. La gente ti vede in tutina, coi baffi e pensa che sei “quello della Corrida”. Puoi immaginare che sia frustrante. Ma è un aspetto purtroppo che bisogna accettare.In questi termini penso sempre a Ted Neeley (non per fare paragoni, per carità. Non mi azzarderei minimamente). Per una vita ha interpretato Gesù, ma non è il sosia di Gesù ed è uno dei più grandi cantanti di tutti i tempi.
Cosa c’è nel futuro dei Queenmania?
Nel futuro immediato, un sacco di concerti all’estero. Abbiamo un tour prenotato già per il 2016 in Germania, andremo presto anche in Francia, Spagna e torneremo nella “solita” Olanda in estate. In futuro spero ci sia ancora tanto entusiasmo per ciò che facciamo. Poi quel che verrà verrà…
Crediti fotografici: Elisa Morello