interviste manuel rinaldi

Published on Luglio 22nd, 2015 | by Antonio Tortolano

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10 minuti. Megamusic intervista Manuel Rinaldi

Oggi vi proponiamo l’intervista a Manuel Rinaldi, cantautore emiliano che nei mesi scorsi ha pubblicato 10 minuti. Un album fatto di suoni brit-rock accompagnati da testi ironici e provocatori, in cui la melodia orecchiabile si affianca al sound più ruvido della chitarra dell’artista di Guastalla.

Il disco vede la produzione artistica di Fabio Ferraboschi (bassista de “i Rio” e importante autore di testi, tra cui “Invisibili”, brano che ha scritto insieme a Cristiano De André) e la collaborazione alle chitarre di Cris Maramotti (ex chitarrista di Piero Pelù).

Uno dei singoli più forti che propone Manuel Rinaldi è Adele. Frasi dirette, a volte provocatorie e piene di vita, compaiono in questo brano dalle sonorità coinvolgenti. Manuel è legato da sempre al cantauotorato controcorrente come quello di Rino Gaetano e Franco Battiato. Nel 2001 ha fondato i Pupilla, band punk-rock. Successivamente ha lavorato con Gianni Bella, prima di un’esperienza londinese. E ora 10 minuti. La nostra intervista.

Manuel, 10 minuti. Che bilancio senti di tracciare finora su questo album?

10 minuti è un disco nato senza troppe aspettative. Mi spiego meglio. Avevo voglia di pubblicare il mio primo album perchè avevo delle cose da dire, nello stesso tempo conoscevo molto bene il mercato discografico e il momento che sta attraversando la musica italiana, così, ho scelto di non appoggiarmi a nessuno etichetta e di fare tutto da solo in maniere totalmente indipendente scegliendomi i collaboratori che più si avvicinavano alla mia visione di fare musica. Così ho fatto quello che volevo io alla mia maniera, senza filtri e già questo è un bel successo. Ho imparato a far salire sul “carro” le persone che hanno voglia di fare e che credono nelle tue capacità e di “fare scendere” quelle che al contrario non davano alcun valore aggiunto al progetto (e qualcuna è stata fatta scendere dal carro). Ho imparato a non guardare quello che fanno gli altri ma a concentrati su di te e i tuoi obiettivi. Poi sono arrivate le sorprese. Vedere il tuo album anche se per pochi giorni tra i dischi più venduti su iTunes, avere un singolo in classifica per tre mesi sulla indie music like ed essere stato ospite di Red Ronnie alla sua trasmissione televisiva a suonare e parlare del mio disco. Già diverse soddisfazioni me le sono tolte.

Quanto ti hanno dato a livello umano e artistico le collaborazioni con Ferraboschi e Maramotti?

Sia Ferraboschi che Maramotti li conoscevo già da diverso tempo, solo che c’eravamo persi di vista per un po’. Ci siamo così ritrovati in questo progetto. Sono due artisti e uomini a cui devo molto. Hanno una cultura musicale incredibile e sono anche degli ottimi musicisti. Sanno capire subito quello che vuoi e sono molto “aperti”.

Adele, come nasce questo singolo?

In questo album c’è la collaborazione di Stefano Leonardi, un autore che ha contribuito con me alla stesura di gran parte dei brani del disco. Un giorno mi mandò una mail il cui il soggetto era “Adele”. Incuriosito dal titolo, il cui nome è proprio lo stesso della figlia di Stefano, iniziai a leggere e trovai quel testo geniale e profondo. In pochi minuti composi la musica e nacque “Adele” la canzone di cui stiamo parlando. E’ un brano in cui un padre parla alla figlia in maniera schietta e sincera mettendola in guardia su quello che potranno essere le difficoltà percorrendo la vita e, nello stesso tempo la incita a non mollare mai e di credere nei sogni perchè non costa niente sognare.

Cosa ha, secondo te, di così particolare e artistico quella parte di Emilia che ispira molto cantautori?

Me lo sono chiesto molte volte, anche perchè la mia zona pullula di artisti e non solo nell’ambito musicale. Forse saranno le zanzare d’estate e le nebbie d’inverno, sarà la vicinanza al “grande fiume”, saranno i cappelletti e i tortelli. Non so, è difficile anche per me spiegarlo che ci vivo.

Quali sono gli artisti che hanno influenzato negli anni il tuo percorso?

Vasco, Battisti, Rino Gaetano, Battiato mi hanno sempre ispirato tanto e tanto ho consumato i loro dischi a furia di ascoltarli. Nirvana, Smashing Pumpkins, Pink Floyd, hanno dato una svolta alle mie sonorità. Questi per citarne alcuni ma ce ne sono molti altri.

Ironia e provocazione si fondono nei tuoi testi, Ci dici qualcosa in più in proposito?

Una vita senza ironia sarebbe monotona e scontata, la provocazione serve per creare una reazione, serve per vedere “come ti comporti adesso che ti ho detto queste cose?”. Il modo di scrivere è quello con cui affronto giorno dopo giorno la mia vita.

manuel rinaldi

Qual è il tuo rapporto con il pubblico?

Il mio pubblico credo che mi ami o mi odi. La mia musica e il mio modo di esprimerla non hanno tanti compromessi, o ti piace o non ti piace. Il live è il momento che preferisco, sono io e il mio pubblico e sono senza veli. Lì non ci sono bluff vedi quello che sono realmente e questo mi carica di energia.

Un giovane italiano o band che apprezzi particolarmente sulla scena brit-rock italiana?

Blastema, Verdena al momento…forse ce ne sono altri ma ti ho detto quelli che mi sono venuti in mente subito, così di getto.

Cosa ne pensi dell’attuale momento dell’industria discografica italiana?

Stiamo passando un momento molto difficile. Gli investimenti delle etichette discografiche sono incentrate quasi esclusivamente su i Talent e questo comporta una notevole distorsione della realtà sullo scenario musicale italiano, sopratutto quello emergente. Sembra che se non passi attraverso un programma televisivo non hai “talento”. Non è così, quello è quello che ci vogliono far credere ma, la realtà è un’altra. Il problema della musica emergente è che per avere visibilità devi varcare un grande muro che è quello dei grandi network radiofonici. Pensare che nel 2014, se prendiamo in mano la classifica dei 100 brani più trasmessi, ci accorgeremo che il 30% è musica italiana e di questa percentuale nessun artista emergente è stato tramesso, sì avete capito bene nessuno. Tutto questo è significativo e allo stesso tempo mi fa vomitare. La realtà è che l’Italia è piena di gente che ha “qualcosa da dire” attraverso la musica ma non riesce a trovare gli spazi perchè sembrano posti blindati per pochi eletti. Però le cose stanno cambiando, sta crescendo la musica indipendente la quale è sempre più piena di talenti che esprimono la loro arte non condizionati dai cliquè preconfezionati delle televisioni e radio. Ci sarà un grande cambiamento, spero.

Progetti futuri di Manuel Rinaldi?

Uscirà un nuovo singolo a settembre e sto scrivendo il mio nuovo disco, spero pronto entro fine anno.

Crediti fotografici: Fabrizio Berni

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Nato a Cassino, ai piedi della celebre abbazia, sono cresciuto con la passione per lo sport e per il giornalismo. Roma prima e Milano poi mi hanno accolto per farmi compiere il salto di qualità. Lavorare in tv e per la carta stampata non mi bastava più e allora dal pallino per la rete ecco nascere lospaccatv, megamusic e lamiaradio, tre magazine online di cui vado fiero...



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