Published on Maggio 23rd, 2013 | by Antonio Tortolano
0Megamusic intervista gli Stanley Rubik
Oggi Megamusic vi propone l’intervista agli Stanley Rubik, band formatasi nel 2011 a Roma. Fanno parte del gruppo Dario Di Gennaro, Gianluca Ferranti, Domenico D’ Alessandro e Andrea Bonomi Savignon. Il progetto Stanley Rubik richiama, a partire dal nome, le contraddizioni insite nella contemporaneità, sia a livello artistico che esistenziale. Ascoltandoli si percepisce la contrapposizione tra vecchio e nuovo, riassunta dalle componenti acustiche ed elettroniche e dalla matrice rock e sperimentale del gruppo. La loro musica è cinematica, carica di tensioni, risolte o meno, tuttavia descritte con un’ironia latente e un sarcasmo tragicomico di fondo che richiamano lo stile registico di Kubrik. Nei testi echeggiano spesso le ossessioni, le ansie e le speranze del tempo presente, tinteggiate con colori diversi e (quasi) sempre irrisolvibili come nel Cubo omonimo. Lapubblicaquiete è il primo lavoro ufficiale della band. L’ep, edito da Cosecomuni e distribuito da Believe Digital, è in vendita su iTunes e nei principali digital store dal 29 marzo 2013. Il disco è composto da tre brani realizzati in co-produzione artistica con i Velvet.
Gli Stanley Rubik nascono nel 2011. Quali motivazioni vi hanno portato a fondare questa band?
Pensavamo che il mondo della musica italiana avesse bisogno di un gruppo così, poi ci siamo resi conto che poteva anche sopravvivere senza, ma avevamo già pagato la prima caparra dello studio dove proviamo.
Il nome è curioso e insolito. Come siete arrivati a chiamarvi così?
Era il cognome della nonna del chitarrista e il nome del cane dello zio del batterista, il quale faceva l’archeologo e profanava tombe combattendo contro i nazisti! No scherziamo, è ovviamente l’abilissimo gioco di parole tra il nome del noto regista Stanley Kubrick, che adoriamo e il cognome del celebre cubo degli anni 80!
Sulla contrapposizione tra vecchio e nuovo cosa dite?
Facciamo un uso smodato di tecnologia e strumenti all’avanguardia, ma il fascino del rock ci riporta alle tradizionali corde degli strumenti e alle pelli della batteria. Anche dal punto di vista artistico cerchiamo per quanto possibile un punto di congiunzione tra temi melodici di altri tempi con glitch caratteristici dell’universo electro.
Un mese fa è uscito “lapubblicaquiete”, il vostro primo lavoro ufficiale. Quale riscontro state avendo e qual è il rapporto con il vostro pubblico?
Oltre il vendere T-shirt e CD? Speriamo si stia formando quello che si dice lo zoccolo duro della nostra fan base, indubbiamente non è l’EP da un primo ascolto e via, pecchiamo probabilmente di poca capacità di sintesi e il nostro lavoro richiede una certa attenzione e pazienza dell’ascoltatore. Speriamo non si annoino facilmente!
Rock, indie, elettronica. La contaminazione tra i vari generi proseguirà anche in futuro?
Ci siamo sempre autodefiniti dei secessionisti della musica moderna. È inevitabile pensare ad una fusione tra più generi e la verità è che esistono sottosfumature di sottosfumature degli stili più underground ed esistono sposalizi di generi improbabili. Pensiamo sia questa la ricetta del futuro!
Un vostro pensiero sulle etichette indipendenti e sulle major discografiche
Non siamo dei grandi esperti, ma basta osservare l’andamento di mercato planetario per capire come va. Le major vacillano, zoppicano faticosamente, questo spiega i talent show e tutto quello che trascinano con sè, nessuno vuole correre il rischio di investire a scatola chiusa e cercano avidamente il fattore X per grattare via gli avanzi del vecchio mercato. Si fanno così strada delle piccole ma coraggiose etichette indipendenti, più attente al mondo underground e alle richieste del suo corposo pubblico.
Qual è stata secondo voi la band migliore di tutti i tempi?
Nooo, non lo diremo mai, anche perchè ognuno di noi ha influenze diverse ed ogni band ha una sua invincibile caratteristica. Forse Mirko e i Bee Hive accomuna tutti noi!
Un progetto che sperate di realizzare?
Girare il mondo a nuoto anche nelle zone desertiche!