Published on Luglio 5th, 2013 | by Margy Vanoni
0Iggy Pop: a 66 anni infiamma la capitale
Iggy Pop ha cominciato a cantare a torso nudo nel 1967. In quegli anni i ghetti neri delle città americane bruciavano e l’ordine pubblico era affidato all’esercito e all’FBI. A Detroit due gruppi di ragazzi bianchi decisero di condividere la rabbia del ghetto e di esprimerla attraverso un rock furibondo e ispirato alla creatività dell’avanguardia. Le band in questione erano gli MC5 e gli Stooges. Quella furia devastante era decisamente in anticipo sui tempi: il punk (che negli Usa non è mai diventato fenomeno di massa) e i Nirvana arriveranno diverso tempo dopo ma nel frattempo gli eroi del rock alternativo erano finiti in un mare di guai e di eccessi, lasciandosi dietro la fama di band seminale. James Newell Osterberg, meglio noto come Iggy Pop, oggi ha 66 anni e nonostante abbia alle spalle una carriera di eccessi e follie che avrebbe schiantato un Terminator, ha suonato con gli Stooges ieri sera al Postepay Rock in Roma all’Ippodromo delle Capannelle di Roma e, ancora una volta, è apparso in una forma smagliante, con un fisicaccio palestrato che ancora gli permette di mostrare i muscoli, strisciare sul palco, girare con i pantaloni ad altezza “pelvis”, maltrattare amplificatori e corde vocali. Fin dall’incendiaria “Raw Power” scelta come brano di apertura.
C’è poco da fare: non conosce altro modo di stare sul palco anche se poi quell’ossesso indemoniato ormai nella vita normale è un tranquillo signore dotato di maniere gentili, una considerevole dose di ironia e di una cultura tale da aver visto un suo saggio sulla storia romana pubblicato a cura dell’università di Dublino. Nonostante i suoi disastri esistenziali, più volte è stato tirato fuori dai guai dal suo amico David Bowie, al buon Iggy Pop è andata decisamente meglio dei suoi vecchi amici che probabilmente da quando si sono rimessi insieme nel 2003, non hanno mai guadagnato tanto. Già perchè se Iggy Pop ha avuto una carriera solista, rilanciata più volte prima dai dischi prodotti da Bowie e poi dal clamoroso successo di ritorno ottenuto grazie a Trainspotting, gli Stooges sono rimasti al palo. Il povero Ron Ashton, fondatore e chitarra solista, è morto nel 2009.
Dei componenti del primo nucleo rimane solo Scott Asheton, il batterista. Steve Mackay, sassofono, ha suonato nel disco Fun House del 1970, il chitarrista James Williamson ruota attorno alla band dagli anni ’70, Mike Watt, basso, è arrivato in ditta ai tempi della reunion del 2003. Gli Stooges sono entrati nella storia (fanno parte della Rock’n’Roll Hall of Fame) con tre album incisi tra il 1969 e il 1973: The Stooges, Fun House e Raw Power: No Fun, I Wanna Be Your Dog, 1969, Little Doll, Dirt, Fun House, Loose, Search and Destroy, Raw Power, Gimme Danger sono i titoli obbligatori dei loro concerti e del loro mito.
A questi vanno aggiunti i brani degli album della reunion, The Weirdness e «Ready To Die».
La potenza di fuoco non può essere la stessa delle stagioni ruggenti alla leggendaria Grande Ballroom di Detroit: a parte gli anni passati (e sono più di 40), proprio grazie a Iggy e ai suoi Stooges, il rock con pochi accordi di chitarra, tanto volume, distorsioni, ritmiche martellanti e performer posseduti è diventato un codice quasi universale. Poi se si guardano da vicino i muscoloni di Iggy Pop si vede che la pelle (è un quasi settantenne) fa lo stesso effetto di Superman che indossa un costume tre misure più grande del suo. Ma ai signor Rossi, Mr Jones o Monsieur Travet di tutto il mondo che beccano il colpo della strega allacciandosi le scarpe, basterebbero quattro battute eseguite come le canta Iggy oggi per finire in codice rosso all’ospedale.