interviste

Published on Gennaio 22nd, 2015 | by Antonio Tortolano

0

Eat me, drink me: Megamusic intervista i Mammooth

Uscirà ad aprile Eat me, drink me, l’atteso nuovo disco+vinile dei Mammooth, un team di produttori e musicisti di Roma, attivo dal 2001, capitanato e diretto da Riccardo Bertini  e Fabio Sabatini. Nuova vita per questo progetto dopo l’approdo nel 2104 sotto l’ala protettrice di MarteLabel. Il lavoro che va ad uscire in primavera ma che può essere già ordinato su martefunding.org trasporta a un  suono potente, ibrido ed innovativo in perfetto equilibrio tra radici elettroniche e ramificazioni pop, distorsioni blues e lirismo soul. L’album è missato da Manolo Remiddi. Abbiamo intervistato i Mammooth che ci raccontano del progetto artistico spaziando sull’attuale momento della discografia, sulla riscoperta del vinile, parlando poi dei talent, del rapporto con il pubblico e dei progetti futuri.

Eat me, drink me…Come nasce questo progetto artistico?

Il progetto dell’album “Eat me, drink me” nasce all’inizio del 2014. Abbiamo cercato di mettere insieme tutte le esperienze maturate sia come compositori che produttori in questo lungo periodo passato dall’uscita di “Back in gum palace”.
Abbiamo innanzitutto cambiato la line-up che vede oggi accanto agli “storici” Riccardo Bertini (voce e chitarra elettrica) e Fabio Sabatini (synths e piano) la gentile figura di Cristina Carlini (loop e percussioni, testi, produzione) che ha portato tonnellate di aria fresca nelle nostre polverose stanze. Le donne,si sa, hanno questo meraviglioso potere.
Cinque anni possono rappresentare un tempo eterno soprattutto per un progetto musicale come Mammooth e dobbiamo dire che da “BIGP” il nostro suono è cambiato notevolmente.

14 anni di attività molto intensi con tanti cambiamenti. Qual è il momento che ricordate con maggiore piacere?

Ce ne sono parecchi. Uno dei momenti più intriganti per noi come compositori è stata la candidatura ai Golden Globe italiani con la colonna sonora di “Sandrine nella pioggia” che già aveva vinto il premio come miglior colonna sonora al BAFF.
Arrivare tra le cinque nomination come totali outsiders vicino a nomi importantissimi del cinema italiano ci ha riempiti di orgoglio e dato ancora più slancio nell’affrontare questo mestiere “impervio”. L’altro momento che ricordo con piacere è stata la decisione di continuare a far musica dopo la morte del nostro bassista Joy. L’amore incondizionato che provava Joy per la musica ci ha quasi obbligati a rendergli omaggio continuando a fare ciò in cui credevamo e che ci riusciva meglio.

Con MArteLabel parte questo nuovo lavoro, decisamente più elettronico. Come siete arrivati alle novità di questo ultimo periodo?

L’incontro con MArteLabel è stato decisivo per la scelta di continuare a considerare Mammooth anche una band live oltre ad un manipolo di producer e compositori. Ci siamo chiesti cosa avremmo voluto o potuto ancora fare per metterci in gioco.
La nostra scelta è innanzitutto stata quella di snellire il progetto e spostare il cardine della composizione dal rock alla musica elettronica mantenendo ferma la riconoscibilità del “giardino sonoro” dei Mammooth. In questo senso “Eat me, drink me” è più luminoso e a fuoco di BIGP, ma sempre profondamente ibrido. I suoni elettronici, in particolare una certa attitudine dancey, fanno da base e viatico all’esplorazione di mondi devianti pop, blues e soul.
L’altra scelta è stata testare questo nuovo mondo sonoro con pochi live mirati (come quello del Medimex ad esempio) per vedere la reazione del pubblico che è stata calorosa e gratificante come sempre.

Cosa ne pensate dell’attuale momento dell’industria discografica. Ha ancora un senso il lavoro delle major?

Chiunque faccia questo mestiere ha dovuto fare i conti con il crollo delle vendite dei supporti e con le nuove strade promozionali che passano dalla rete. Purtroppo, a nostro parere, viviamo ancora un momento di passaggio.Tutto rimarrà profondamente incerto fino a che la tecnologia che ha messo in crisi questo mercato non fornirà nuove opportunità al mercato stesso.
Il pubblico perso con la vendita dei dischi non è stato completamente recuperato online eppure il desiderio di musica, come dimostra il continuo successo dei live, rimane inalterato. Tutto, compresa la promozione, è caduto sulle spalle degli artisti e il ruolo delle label indipendenti (quelle sopravvissute) si è ridotto ad una scommessa più “passionale” che economica su alcuni artisti. Altri provano la strada dell’autoproduzione e dell’autopromozione che però è altrettanto incerto spingendo i musicisti a interpretare ruoli fuori dalle loro competenze. Non riusciamo a vedere il futuro, da questo punto di vista.
Il ruolo delle major, date le scarse vendite e gli inevitabili “restringimenti di cinghia” a nostro parere dovrebbe tornare a quello che avevano negli anni’70. Sguinzagliare talent scout per i locali dove si suona dal vivo alla ricerca di prodotti dall’alta qualità artistica. E invece sembra che nessuno si voglia arrendere al ridimensionamento del mercato e attraverso i talent show televisivi si prova a generare “personaggi” che vendano qualcosa in quanto tali. Prodotti da bruciare in una stagione e poi avanti un altro. Questo atteggiamento è profondamente miope a nostro giudizio ma capiamo che è generato da motivi economici. Insomma un gran casino.

Qual è il vostro rapporto con il pubblico?

Il nostro rapporto con il pubblico vive del paradosso stesso di una band come Mammooth. Nel senso che siamo molto amati dagli addetti ai lavori perché abbiamo ridotto la nostra attività live preferendo lavorare a progetti audio/video. Il fatto di non essere propriamente “animali da palco”, ma più “sperimentatori da laboratorio” ha fatto il resto.
Ecco, se proprio dovessimo fare un paragone con band che amiamo molto per motivi diversissimi potrei dire che siamo più Steely Dan e Boards of Canada  piuttosto che Phish  o Pearl Jam.

A cosa è dovuta la scelta della versione in vinile?

Noi pensiamo che molte persone abbiano ritrovato il piacere di toccare e possedere l’oggetto musica attraverso il vinile. Meglio ancora se il lavoro grafico o il packaging o i contenuti extra siano ricchi e assolutamente diversi dal freddo download digitale. E’ un modo bello di fidelizzare lo zoccolo duro dei fan, magari con una stampa limitata. E poi semplicemente perché è troppo bello!

Una band o un artista che in Italia apprezzate particolarmente?

Entriamo nei gusti personali dei membri della band e la cosa si fa ardua perché potrei sparare (Riccardo sta parlando) cazzate pesanti parlando per Cri e Fabio. Diciamo che io in particolare sono innamorato degli ultimi album di Gnut, Massaroni Pianoforti, Vincent Butter, Massimo Volume e Filippo Gatti.
Fabio anche Massimo Volume, Paolo Benvegnù e i vecchi Yuppie Flu (che non sappiamo se esistono ancora, anzi se avete notizie…). Per finire Cri ama Iori’s Eyes, Vadoinmessico e Derby Sunshine. Siamo rimasti sull’oggi perché del passato c’è tonnellate di roba meravigliosa.

 Sanremo e i talent show, salvate qualcosa di queste due?

Questa domanda si lega a doppio filo a quella sul ruolo delle major. Quindi la risposta è simile. Dove questi mastodonti mediatici rischiano e osano un po’ dando spazio all’originalità ben vengano. Se devono essere la cassa di risonanza di autori già affermati che usano prodotti usa e getta per veicolare i loro brani, allora no, grazie ! Certo guardando la line-up di Sanremo di quest’anno c’è da chiedersi perchè?
Sanremo lo guardiamo da addetti ai lavori con piglio asettico. I talent pure. Ma non siamo di quelli che sputano su tutto. Se esce una cosa bella da Sanremoo da X Factorci piace e la ascoltiamo.

Progetti futuri dei Mammooth?

Sopravvivere continuando a fare il mestiere più bello del mondo.
In primavera uscirà anche la colonna sonora del film di Tonino Zangardi “L’esigenza di unirmi ogni volta con te” di cui abbiamo composto le musiche. Uscirà l’ep di Nemo, il nuovo progetto solista di Riccardo che sarà in tour con il violinista Andrea Di Cesare a febbraio/marzo. E poi speriamo di suonare “Eat me, drink me” dovunque !

Tags:


About the Author

Nato a Cassino, ai piedi della celebre abbazia, sono cresciuto con la passione per lo sport e per il giornalismo. Roma prima e Milano poi mi hanno accolto per farmi compiere il salto di qualità. Lavorare in tv e per la carta stampata non mi bastava più e allora dal pallino per la rete ecco nascere lospaccatv, megamusic e lamiaradio, tre magazine online di cui vado fiero...



Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Back to Top ↑
  • Il video del giorno su Megamusic

  • Megamusic su Facebook

  • Megamusic è su Twitter