Published on Febbraio 16th, 2014 | by Antonio Tortolano
Megamusic intervista i Durden and the Catering (DATC)
I protagonisti dell’intervista odierna su Megamusic son i Durden and the Catering. Parliamo di una band romana, formatasi nel 2008 che negli anni ha raccolto un crescendo di consensi, facendosi apprezzare nelle più importanti manifestazioni capitoline e non solo. Anni intensi sia per David Boriani, voce, chitarra e fondatore del gruppo indie che per gli altri elementi Emiliano Martinello, percussioni, Paolo Gerosimi, basso e Giuseppe Levanto, piano Rhodes. Dal 2011 sono entrati a far parte dei Durden and Catering anche Simone Massimi, basso e Roberto Pirami, batteria. Durden nel 2011 è stato tra i 40 finalisti di Area Sanremo mentre la band si è ben difesa in importanti concorsi nazionali. “Il nostro quadro”, primo Ep (produzione di Francesco Tosoni-Noise Symphony) ha trovato subito i consensi della critica e il successivo tour ha evidenziato un grande rapporto di empatia con il pubblico. L’incontro con il Maestro Califano è stata la ciliegina sulla torta per i Durden and Catering che possono contare sull’apprezzamento anche di altri volti noti come Marco Travaglio ed Edoardo Di Leo…Abbiamo rivolto alcune domande a David Boriani che parla alla nostra webzine di tutte le emozioni vissute in questi anni e dei progetti futuri della band romana…
Hai da poco superato i 5 anni di attività, con diversi elementi che si sono alternati nella band. Quale bilancio senti di tracciare?
Il primo pensiero è quello di aver fatto tanta strada! Sono cresciuto artisticamente e, insieme alla band e al gruppo di lavoro, abbiamo raggiunto obiettivi importanti. Con tutti i suoi trascorsi di alti e bassi, posso dire che effettivamente il bilancio è positivo. Siamo una band emergente, il che già vuol dire tanto, e nonostante tutte le difficoltà ci siamo sempre sentiti vivi e desiderosi di fare di più e meglio. Tutto è in divenire e vado incontro a ciò che meglio so fare: suonare e scrivere.
Qual è stato secondo te il momento più bello e quindi quello che ti ha dato maggiori soddisfazioni?
Di momenti belli ce ne sono stati parecchi fortunatamente, ma tra i più ricordo senz’altro la presentazione dell’EP d’esordio “Il nostro quadro” al Teatro Carlsberg di Roma. Una serata indimenticabile. Aria viziata, puzza di alcol e voci euforiche che accompagnavano i nostri pezzi. C’era una quantitativo di gente che sinceramente non ci aspettavamo e nonostante la nostra bella performance di certo anche il pubblico ha saputo fare la differenza quella sera.
David, dell’esperienza ad Area Sanremo cosa ti resta maggiormente dentro? La rifaresti?
La cosa che più mi è rimasta dell’accademia di Sanremo sono stati gli artisti conosciuti. Non c’è più bella cosa che poter condividere musica e parole con altri cantautori. Un’esperienza intensa che mi portava a passare notti intere in camere d’albergo. Ognuno di noi suonava i propri pezzi, ma non per competizione o per capire “chi l’avesse più grosso”(sorride ndr), semplicemente ognuno suonava per far sì che tutti ci potessimo conoscere sotto il profilo artistico. Lo rifarei sicuramente ma per il momento vogliamo continuare sulla strada intrapresa, poi chissà!
Vi siete esibiti nei locali romani più accreditati e partecipato alle migliori manifestazioni. Nel vostro genere qual è la maturità del pubblico capitolino e secondo voi la scena romana a che livelli è?
La realtà romana, in quanto a educazione all’ascolto, è messa abbastanza bene! In molti sono interessati alla musica dal vivo, diciamo che la cultura live, emergente, sopravvive e resiste ed è già tanto. Ovvio che agli esordi non era così e per creare interesse e azzerare il “chiacchiericcio” tutto era un po’ più difficile. Oggi, con nostra grande soddisfazione, percepiamo da subito l’interesse del pubblico e non c’è cosa più bella di una platea attenta e che vuole divertirsi con noi e la nostra musica!
La crisi dell’industria discografica. Cosa ne pensate? Meglio Major o etichette indipendenti?
La parola del secolo è: “crisi”. Ora posso stare qui a dirti duecentomila pensieri che mi sono fatto su questa crisi discografica e cioè che le cose non vanno per colpa di quello o di quell’altro ma la realtà è un’altra e mi piace decisamente di più. Ogni crisi è l’inizio di un inevitabile cambiamento dal quale possiamo prendere ispirazione oppure soffrirne la durata! Se pensi all’hip hop, che oggi in Italia va tanto, è l’esempio più blasonato. Sono vent’anni che il rap deve esplodere e guarda caso “ha deciso” di farlo proprio in questo preciso periodo storico. Perché? Oggi questo genere costa poco farlo e rende tantissimo, così si è imposto sul mercato, perché c’è crisi!! Cosa ne penso della crisi discografica? Non penso nulla di sovversivo… O sfrutti il momento o lo soffri, ma anche la sofferenza può condurti a scrivere canzoni ancora più belle. Quindi vanno bene tutte e due le opzioni!
Quali sono gli artisti e le band che hanno influenzato il tuo e il vostro percorso?
Mi godevo i miei anni 90 passando dai Nirvana, Pearl Jam, Offspring, Green Day e Nofx, ai Metallica, Iron Maiden suonati nelle umide cantine dell’hinterland romano! Poi gli anni 2000 – fortunatamente -hanno allargato i miei orizzonti: ho riscoperto la musica italiana con Ciampi, Tenco, Battisti, Mina, per poi giungere ai più giovani Silvestri, Fabi e Bersani!
Il vostro incontro con Franco Califano. Qual è l’insegnamento più importante che vi ha lasciato il Maestro?
Posso dire con certezza che Franco non è mai stato bravo con gli insegnamenti!!! Un tipo come lui lo guardi, cerchi di capire cosa stia pensando, cerchi di comprenderne totalmente il suo universo così distante da te e allo stesso tempo così affascinante!!! Franco era più un amico col quale parlare un po’ di tutto senza mai soffermarti troppo seriamente su una cosa. Faceva parte di una grande generazione a parer mio, una classe di classe per intenderci. Oggi di persone così “non ne fanno più”.
Siete reduci da un Tour molto apprezzato. Qual è il vostro rapporto con il pubblico?
Il tour è andato benissimo e dal pubblico abbiamo avuto un’ottima risposta. Il rapporto che ci lega è fatto di stima reciproca. sia perché loro ascoltano buona musica e poi perché siamo bravi musicisti!!! Doppia auto-pacca sulla spalla!! Non parliamo di fan per carità, parliamo di persone che amano la musica ed è sempre un piacere conoscerne di così!
Favorevoli o contrari ai talent show?
In realtà non abbiamo nulla in contrario, diciamo che purtroppo il più delle volte in questi programmi sembra esserci poco talento ma molto, forse troppo, show! Siamo contenti per chi in questi anni è riuscito a sfruttare i vari programmi come trampolino di lancio, di sicuro non deve essere facile confrontarsi con quella realtà! Per quanto ci riguarda non è una strada che al momento desideriamo percorrere, ma più volte ci siamo trovati a discuterne.
Quali sono i vostri progetti futuri?
Credo vadano a collimare con quelli di tante altre band e progetti arrivati al nostro punto. Dopo un EP di presentazione è tanta la voglia di rimetterci in studio per lavorare al “Volume 2” dei DATC. Ecco l’auspicio è questo, speriamo di rincontrarci presto e in occasione dell’uscita del nostro nuovo album.