Published on Novembre 27th, 2013 | by Antonio Tortolano
0Megamusic intervista Silvio Brambilla
Oggi Megamusic vi propone l’intervista a Silvio Brambilla. Al margine è il terzo lavoro da solista dell’artista toscano, tecnico del suono e musicista e responsabile del settore audio-video del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino. Al margine è una personale lettura di Silvio Brambilla dei temi caldi che quotidianamente vengono ignorati dai mass media, perchè scomodi. Magnifico Messere è il singolo che maggiormente rappresenta il pensiero del musicista toscano che con Megamusic parla dei suoi progetti e dell’attuale momento dell’industria discografica.
Al margine è il tuo terzo album. Quale riscontro stai avendo?
Partendo dalla considerazione che il mercato discografico è in un momento che definire di crisi è un esercizio di
ottimismo sfrenato, che le produzioni indipendenti risentono a maggior ragione della crisi, e che la mia è, per giunta,
un’autoproduzione, il fatto di essere in programmazione su moltissime radio italiane sta facendo apprezzare tantissimo
il primo singolo, Magnifico Messere e di conseguenza genera la curiosità di sentire tutto l’album, aiutando il disco
nelle vendite.
La tua è una chiara denuncia a un mondo che va all’incontrario. Come nasce questo lavoro?
Il fatto di non avere contratti di qualsiasi genere ha anche i suoi lati positivi! Ti rende libero di dire quello che pensi nel linguaggio e nei modi che preferisci, che ti appartengono, senza mediazioni di sorta. Io vivo il mondo e i suoi avvenimenti esattamente come tutte le persone che lavorano e fanno sacrifici per campare. E come tutti ne ho piene le tasche di questa situazione. Questo mi ha portato ad individuare alcuni argomenti che, a mio avviso, contribuiscono non poco a rendere la nostra società sempre meno attenta ai problemi degli altri, che siano razziali, sociali o religiosi, ai problemi ambientali, alle emozioni personali, ed in ultimo anche alla classe politica, alla quale, evidentemente, la gente sembra ormai abituata e rassegnata. Ecco, ho messo in musica e testi il mio modo di vedere tutto questo, con la collaborazione di tanti amici musicisti, anche di primo piano, che hanno collaborato con entusiasmo al progetto, e che non ringrazierò mai abbastanza
Magnifico Messere è un pezzo attualissimo. Cosa ci dici in proposito?
Chi di noi non ha un Magnifico Messere che ci amministra, a qualsiasi livello? Partendo da Roma per finire al più
sperduto paesino, c’è sempre un Magnifico Messere che promette meraviglie, che si dipinge come il nuovo che spazza
il malcostume dei vecchi amministratori, che giura che con lui le cose cambieranno, e lo annuncia serissimo in ogni
occasione televisiva o sulla carta stampata o su web. Salvo poi comportarsi esattamente come gli altri, se non peggio.
Questa cosa rientra in quelle di cui ne ho piene le tasche, come dicevo prima. Aggiungici l’ironia da bravo toscanaccio
(e se vuoi anche un pizzico di goliardica cattiveria), ed il gioco è fatto! Anche nel videoclip del pezzo abbiamo
volutamente calcato la mano sul lato ironico e grottesco dei Magnifici, mettendo in evidenza le contraddizioni di questi
signori…
Tecnico del suono, musicista, compositore. Un artista completo. Il Nostro Governo investe sempre di meno sulla cultura. Cosa ne pensi?
La prima cosa che mi verrebbe da dirti è che mi avvalgo della facoltà di non risponderti! Seriamente, le nazioni i cui governi vedono la cultura e gli investimenti in essa come un inutile spreco di denaro sono avviate verso un inesorabile declino, nella migliore delle ipotesi. Rischio la banalità, ma sono le dittature che normalmente osteggiano la cultura, perlomeno quella libera. In Italia da un ventennio l’unica “cultura” che ha proliferato è stata quella del consumo usa e getta televisivo, dei cinepanettoni e dell’informazione pilotata. Le vere produzioni culturali, dalla più piccola compagnia teatrale o compagnia di danza alla mega produzione cinematografica di qualità, passando per le Fondazioni Liriche, le orchestre sinfoniche, i tanti scrittori che non riescono a pubblicare eccellenti libri, i cantautori e musicisti giovani, sono visti come investimenti inutili, se non dannosi. Meglio, e meno pericoloso, investire sui vari Allevi, Zalone o Volo. Per non parlare della tabula rasa di offerta di qualità fatta sulle emittenti televisive.
La crisi dell’industria discografica. Major ed etichette indipendenti. Da che parte sei?
E’ un argomento piuttosto complesso. Nel mio percorso musicale ho avuto modo di confrontarmi con ambedue i mondi. Un tempo le major investivano nella ricerca di nuove proposte musicali, le seguivano e le facevano crescere, offrendo all’artista un apparato formato da veri professionisti che ti seguivano anche nella pianificazione della promozione del disco, ma in qualche modo mettevano dei rigidissimi paletti anche artistici dai quali non si poteva derogare. Le indipendenti di contro offrivano una libertà espressiva e di contenuti apparentemente totale, a scapito però, a volte, della cura di quel minimo di qualità che ogni prodotto, secondo me, deve avere per rispetto del pubblico che ti compra. Il paradosso si è verificato quando nei due mondi si è come invertita la tendenza: adesso ci sono delle major che affrontano una produzione con lo spirito di un’etichetta indie, e delle indipendenti che si credono delle major. Sinceramente, per rispondere alla tua domanda, io non sto da nessuna delle due parti. Certo, mi piacerebbe avere alle spalle una struttura che cura le mie produzioni, ma se questo deve in qualche modo influenzare pesantemente le mie scelte, ben venga l’autoproduzione, magari con un accordo per la distribuzione e la promozione, questo si!
Un tuo giudizio sui talent show
Sarò sintetico: una volta prima un artista diventava “famoso”, si faceva le ossa, poi arrivava in televisione. Questo gli
permetteva di offrirsi al grande pubblico al meglio. Ora diventi famoso in televisione, raggiungi un successo mediatico
impressionante, poi vai in tour per promuovere il tuo album e devi annullarlo dopo poche date perché la gente non
viene, anche a causa delle tue performance non proprio esaltanti. I talent dovrebbero aiutare i giovani artisti ad
imparare il mestiere, non a stare nel modo giusto davanti alle telecamere o a scegliere il look figo. Poi, se uno ha
veramente talento, prima o poi arriva a prescindere dai talent show…
Quale è stata la soddisfazione maggiore che ti ha dato MaggioDanza?
MaggioDanza è per me una delle migliori compagnie in assoluto, e sono legato a loro da un affetto e una stima profondi. Con loro ho fatto diverse tournèe in Italia e all’estero e tantissimi spettacoli con etoiles di rilievo mondiale, e lavorato con coreografi bravissimi e famosissimi. Trovare un episodio in particolare è veramente difficile, perché in più di venti anni di lavoro in comune le soddisfazioni sono state tantissime. Ho sempre ammirato e rispettato la passione e la dedizione con cui i ballerini di MaggioDanza (come tutti i ballerini) affrontano i sacrifici inimmaginabili che la loro professione impone. Casomai ti dico che proprio in questo momento la compagnia è in liquidazione, e i suoi componenti rischiano di rimanere senza lavoro. Ecco, riprendendo il discorso sulla cultura in Italia: che Paese è quello che chiude una compagnia di danza?
Progetti futuri?
Attualmente sono impegnato nella promozione dell’album. Mi piacerebbe fare qualche live, ma portare su un palco Al
Margine, vista la quantità di suoni e strumenti presente nel disco, non è impresa economicamente facile. Mai dire mai,
vedremo. Contemporaneamente sto scrivendo nuovo materiale per un progetto folle. Per scaramanzia non dico di più.