Published on Novembre 13th, 2013 | by Margy Vanoni
0Radio “schiave” delle Major. Le indipendenti al contrattacco
Mei. Ben il 60,6% degli album presenti nella Top 50 dei dati di Musica & Dischi sono di produzione italiana, solo il 21, 1% di album venduti sono stranieri e il restante 18,3% è fatto di compilation, che alternano musica italiana e straniera insieme. Al contrario, nella Top 50 dei 50 brani più trasmessi in radio negli ultimi 90 giorni, i brani stranieri sono presenti per il 78% mentre gli italiani solo con il 22% e le major si prendono l’84% del mercato mentre agli indipendenti resta solo 16%. Questi i dati lanciati dal Mei, Meeting delle Etichette Indipendenti durante la conferenza stampa a Roma per la presentazione degli Oscar della Musica Indipendente. Una polemica lanciata, attraverso l’evidenza dei dati, a favore della musica italiana e di quella italiana autoprodotta: “È del tutto evidente come la musica italiana sia gradita ad oltre i due terzi del pubblico di consumatori di musica su supporto fisico, sommando gli album di produzione italiana insieme alle compilation di musica italiana, e che tra questi gli indipendenti si attestino su una quota media che viaggia tra album e singoli intorno al 25% – ha dichiarato il Coordinatore del Mei Giordano Sangiorgi – Con i dati radio si rovesciano praticamente i gusti del mercato e del pubblico, nella top 100 dei brani più programmati in radio degli ultimi tre mesi ben 61 sono i brani stranieri e solo 39 quelli italiani”.
Il Mei chiede, quindi, un intervento normativo che, nella totale libertà di scelta delle emittenti televisive e radiofoniche, sensibilizzi i network tv e radio nei palinsesti musicali a lasciare il 40% di spazio minimo alla musica italiana del quale il 20% da dedicare ai giovani esordienti come fatto in Francia, collaborando così a valorizzare la musica italiana di qualità, a creare una porta d’accesso ai giovani all’esordio provenienti dai circuiti alternativi ai talent show tv musicali, a diventare volano di occupazione per il settore aumentando gli introiti per i nostri autori ed editori e per tutta la filiera musicale e anche a sensiblizzare l’arrivo di capitali esteri per co-produzioni di produzioni in Italia che potrebbero avere maggiori spazi sui grandi media.